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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 17:20.

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Il grande favorito è, paradossalmente, anche la vera sorpresa dell'edizione degli Oscar di quest'anno: «The Artist», quarto lungometraggio del francese Michel Hazanavicius, autore praticamente sconosciuto fino a qualche mese fa al grande pubblico, che ora si prepara ad alzare la statuetta più ambita.

Presentato all'ultimo Festival di Cannes, «The Artist» è ambientato a Hollywood nel 1927, data cardine per l'avvento del cinema sonoro, e ha per protagonista George Valentin, divo del cinema muto che l'arrivo del parlato farà scivolare nell'oblio.

Ispirandosi a diversi attori che hanno realmente fatto la fine del suo personaggio (da Douglas Fairbanks, al quale Valentin sembra rimandare esplicitamente, a Buster Keaton), Hazanavicius racconta una delle pagine più importanti della storia del cinema, attraverso una messa in scena tutt'altro che convenzionale: «The Artist» è infatti un'opera (quasi) completamente muta, accompagnata da cartelli e scelte linguistiche tipiche delle pellicole del periodo che racconta.

In epoca di 3d e cinema digitale, quest'operazione non può che risultare coraggiosa, emozionante e facilmente apprezzabile: eppure, nonostante a prima vista sembri sinceramente coinvolgente, col passare dei minuti sorge qualche dubbio sul reale spessore di un progetto che, come si evince dalla sequenza finale, rischia di apparire un po' troppo artefatto.
Più sincero e meno scolastico risulta infatti l'omaggio alla storia del cinema fatto da Martin Scorsese con «Hugo Cabret», ma i pronostici sono tutti per la pellicola transalpina che si presenta alla notte degli Oscar con ben 10 nomination.

Tra le altre, da segnalare quella al protagonista Jean Dujardin, autore di un'ottima prova e già meritatamente premiato a Cannes con la Palma per il miglior interprete maschile.

Le schede dei film candidati >>

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