«Hugo Cabret» di Martin Scorsese

Un viaggio attraverso l'impossibile: così, riprendendo il titolo di una pellicola di George Méliès, si può sintetizzare «Hugo Cabret», l'ultima fatica (e già tra le più importanti della sua carriera) di Martin Scorsese.
Un viaggio che, partendo dalle origini del cinema, arriva a mettere in scena il miglior 3d, la tecnologia moderna per eccellenza, mai ottenuto prima sul grande schermo.

Partendo dall'ottimo romanzo di Brian Selznick, «La straordinaria invenzione di Hugo Cabret», testo in cui immagini e parole si alternano mirabilmente, Scorsese ha pienamente ritrovato se stesso, dopo alcuni passi falsi, realizzando uno dei (capo)lavori cinematografici più prestigiosi degli ultimi anni.

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Hugo - Il trailer

La storia è quella del piccolo Hugo, orfano che vive nella stazione ferroviaria di Montparnasse a Parigi negli anni '30, il cui sogno è quello di riuscire a riparare un automa lasciatogli dal padre in eredità. Grazie all'aiuto della coetanea Isabelle, scoprirà che dietro a quell'uomo meccanico vi è un segreto inerente a George Méliès, uno dei pionieri della settima arte, che si credeva morto nel corso della prima guerra mondiale.
Solo in apparenza un film per bambini, «Hugo Cabret» è in realtà uno degli omaggi alla storia del cinema più emozionanti di sempre, dove Scorsese si traveste da Méliès cercando di ricreare per gli spettatori contemporanei quell'effetto di stupore che colpiva il pubblico delle origini.
Agli Oscar si presenta con 11 nomination (il massimo per questa edizione), ma curiosamente non è il favorito nelle categorie principali: come miglior film l'Academy dovrebbe preferirgli «The Artist» e, salvo grosse sorprese dell'ultima ora, «Hugo Cabret» dovrebbe vergognosamente accontentarsi soltanto di diverse statuette tecniche.
Tra cui, piccola soddisfazione tutta italiana, quella per la miglior scenografia ai "nostri" Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

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