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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 18:30.

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Come ottenere grandi risultati con piccole spese? Questa la domanda al centro de «L'arte di vincere», titolo che si presenta alla notte degli Oscar con ben 6 nomination (miglior film, regista, attore protagonista, attore non protagonista, sceneggiatura non originale e mixaggio sonoro), ma che potrebbe tornare a casa a mani vuote, non essendo favorito in alcuna delle categorie nelle quali compete.

Tratto dal romanzo «Moneyball» di Michael Lewis del 2003, il film racconta la storica impresa della squadra di baseball degli Oakland Athletics che, durante la stagione 2002, vinse venti partite consecutive stabilendo un nuovo record. Il merito fu soprattutto del General Manager Billy Beane che, dopo aver perso i suoi giocatori migliori alla fine del campionato precedente, riuscì a costruire una squadra di valore utilizzando un budget limitato e una nuova forma di calcolo statistico per decidere quali atleti acquistare.

Al termine della stagione, gli Oakland Athletics perderanno al primo turno dei playoff, mentre Billy Beane rinuncerà all'opportunità di lavorare per i ricchi Boston Red Sox, nonostante un'offerta che l'avrebbe reso il più pagato General Manager della storia del baseball.
Più che un semplice film sportivo, «L'arte di vincere» si può quindi definire un classico ritratto del sogno americano, in questa occasione realizzato, che segue tutte le retoriche cinematografiche del caso.

Il regista Bennett Miller, tornato dietro la macchina da presa a sei anni di distanza da «Truman Capote: a sangue freddo», dirige con mano sicura il copione, a tratti ridondante, di Aaron Sorkin: il noto sceneggiatore che soltanto un anno fa aveva ottenuto un meritato premio Oscar per lo script di «The Social Network». In questo caso il suo lavoro vive di alti e bassi, ma a sua (parziale scusante) va detto che si è trovato costretto a riscrivere in buona parte una sceneggiatura precedentemente realizzata da Steve Zaillian.

I due interpreti nominati, Brad Pitt tra i protagonisti e Jonah Hill tra quelli secondari, non dovrebbero avere grandi chance contro, rispettivamente, Jean Dujardin («The Artist») e Christopher Plummer («Beginners»).

Le schede dei film candidati >>

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