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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 17:20.

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Forte di cinque nomination nelle categorie più ambite (film, regista, attore, montaggio e sceneggiatura non originale), «Paradiso amaro» è, insieme a «Hugo Cabret», il principale rivale di «The Artist» per la conquista degli Oscar più prestigiosi.

Tratto da un romanzo della scrittrice Kaui Hart Hemmings, «Paradiso amaro» racconta la vita di Matt King, erede di una ricca famiglia hawaiana, marito e padre da sempre indifferente e distante dai suoi cari, interessato soltanto al suo lavoro.

Quando la moglie Elizabeth, a causa di un incidente, cade in un coma profondo dal quale non si risveglierà, Matt si troverà costretto a riavvicinarsi alle figlie e a progettare un nuovo futuro.
Seppur il soggetto possa apparire semplicistico, il film riesce a risultare avvincente, anche a livello di sceneggiatura, grazie alle curiose svolte narrative degli avvenimenti: in primis la scoperta di Matt della relazione extraconiugale della moglie, pronta a chiedere il divorzio prima dell'incidente, e la relativa ricerca dell'uomo con cui lo tradiva. La vittima, morente e abbandonata, si trasforma così nel carnefice che potrebbe aver causato il definitivo crollo dell'unità familiare.

Dopo i notevoli «A proposito di Schmidt» (2002) e «Sideways» (2004), Alexander Payne centra nuovamente il bersaglio con «Paradiso amaro», la sua ennesima "commedia drammatica" che, dietro momenti e situazioni apparentemente leggeri, nasconde un'intensa riflessione sui rapporti familiari e sulla necessità dell'uomo contemporaneo di appoggiarsi a degli affetti concreti per poter sopravvivere.
Da sottolineare l'ottima prova di George Clooney, pienamente meritevole del premio Oscar, che si contenderà la statuetta con Jean Dujardin di «The Artist».

Le schede dei film candidati >>

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