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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 14:48.

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Eccolo l'outsider della categoria "miglior attore professionista". Il jolly per cui già la candidatura è un premio, il tributo americano ai talenti fuori dai propri confini. In questo caso, va detto, meritatissimo. Bichir, infatti, in A better life è Carlos Galindo, immigrato messicano a cui rubano il camion con cui lavora. Un clandestino derubato, si sa, non ha diritto a ricevere giustizia e quindi deve cercare una strada alternativa per ritrovare ciò che è suo: non tutti i mali vengono per nuocere, visto che si riavvicinerà al figlio ribelle.

Quasi 50 anni- è del 1963-, più o meno altrettanti film, ha un talento solido ed eclettico che ha sviluppato tra cinema e tv, non disdegnando il teatro. Se ci sforziamo un po', possiamo ricordarlo nell'ottima performance che diede nel dittico Che-Guerriglia e Che-L'argentino di Steven Soderbergh sul Comandante Ernesto Guevara, in cui sapeva perfettaente interpretare la doppia natura, da politico e da combattente, del giovane Fidel Castro. Un destino quello di vestire i panni di rivoluzionari: in una miniserie tv è stato Emiliano Zapata e in un film recente il padre della patria Miguel Hidalgo. Occhi magnetici e buoni, faccia che con un paio di baffi può passare da quella di un duro a quella di un intellettuale.

Quasi sicuramente non vincerà l'ambita statuetta, ci auguriamo però che questa nomination sia il viatico a una carriera che sappia anche volare oltre i confini messicani. Intanto complimenti a Chris Weitz, finora noto per il furbissimo About a boy e per New Moon, peggiore dei capitoli di Twilight, e qui autore di un film delicato e potente e bravissimo nella scelta del cast.

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