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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 12:49.

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Gentile Signor Sindaco, la ringrazio molto per la sua risposta, ma non riesco a trovarla tranquillizzante.

Lasciamo da parte il problema di una così massiccia cementificazione, culminante nell'antistorico sogno di un grattacielo destinato a cambiare per sempre, e non in meglio, l'immagine della città (è vero che attualmente l'area non è più destinata a verde pubblico ma solo perché in diverse sedute – cito appena quella del 10 marzo 2008 – l'amministrazione comunale mutò la destinazione originaria che ancora in quell'anno era, almeno parzialmente, a verde pubblico).

Concentriamoci sugli Scrovegni: oltre che dagli organi di tutela politici, è dal direttore generale dei Beni culturali del Veneto, Ugo Soragni, che aspettiamo ora una parola su tutta questa vicenda.

L'autorevole studio dei professori D'Alpaos, Salandin e Simonini dice che la costruzione dell'Auditorium non metterà a rischio l'incolumità di Giotto. Ma solo a patto di un'attentissima, scrupolosa e rigorosa conduzione dei lavori, e di un continuo monitoraggio dei regimi idraulici sotterranei. Scrivendo che i lavori «potrebbero avere qualche ripercussione sul delicato equilibrio strutturale della cappella» gli esperti intendono evidentemente far presente qualche preoccupazione. Nelle conclusioni chiedono infatti di: 1) escludere qualunque sistema di emungimento o immissione delle acque che alteri le falde naturali; 2) individuare con cura i pozzi dell'area Boschetti e censirli; 3) monitorare sul serio falde superficiali e profonde; 4) disporre persone che fisicamente controllino tale monitoraggio per periodi prolungati nel tempo.

È agli atti (10 gennaio 2012) che il vano sottostante la cappella, il cosiddetto Cenobio, si è allagato il 16 settembre del 2009 e ancora a fine luglio del 2010 e a marzo del 2011. D'Alpaos affermò che intorno al Cenobio manca un adeguato sistema fognario, che quella che fuoriesce è acqua di falda e ci sono pozzi abusivi o non censiti attorno alla Cappella. Tutta l'integrità del Cenobio è attualmente affidata a due modeste pompe.

Occorre nominare una commissione internazionale che stabilisca un piano serio e affidabile per la messa in sicurezza della cappella.

Lei ora scrive che ha rinunciato al piano interrato dell'Auditorium. Tuttavia aumenta la mia preoccupazione: se il piano interrato era pericoloso, perché fino al nostro appello continuava a essere previsto? E se invece non lo è, perché ora lei decide repentinamente di eliminarlo (che cosa avverrà peraltro durante lo scavo per fondare il grattacielo)? Non so rispondere, ma so che persino in questa decisione – che modifica con un colpo di spugna parte non piccola d'un progetto che immaginiamo lungo ed impegnativo – non c'è traccia di quell'estremo rigore a cui è affidata la salvezza di Giotto. Al momento ci pare piuttosto nelle mani di Giove Pluvio!

P.S. Martedì 28 febbraio: nel Cenobio si vede la risorgiva dal pavimento – malgrado a Padova non piova da circa due mesi –, che scarica nella vasca dove sono presenti circa 30-40 cm di acqua: una delle due pompe si innesca ogni tanto.

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