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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2012 alle ore 14:22.

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La bestia nella giunglaLa bestia nella giungla

Scorcio di tempo perduto, inesorabile e sospeso, performance di parola alta che si ribalta nella capacità fisica e interpretativa dei due bravi e sofferti protagonisti, la raffinatezza arcana della Catherine di Annig Ramondi e l'animosità braccata di John incarnato da Antonio Rosti prorompono subito a sipario aperto, circondati dal continuo sguardo di cinque spettatori sul palco, in " La bestia nella giungla" visto al teatro Oscar di Milano. La pièce nella pregevole traduzione di Paolo Bignamini, che ne cura anche la regia con Annig Raimondi, è la riscrittura riadattata nel 1962 da Marguerite Duras dalla novella inglese "The beast of the jungle" di Henry James. Un continuo gioco emozionale e di scavo immerso in universo mentale e intenzionale, ben diretto con piglio registico profondo, percorre un itinerario umanissimo, colmo di attesa spasmodica, intriso d'intermittenze, combattuto dalla memoria. Tra continui rimandi, flashback, immagini evocative, castelli misterici, si consuma l'inquieta dilazione temporale lunga tutta una vita di John, convinto che prima o poi sarà vittima di un evento straordinario, cui solo lui saprà dare nome e volto. E' Catherine, incontrata per caso dopo dieci anni, la complice della lotta contro il tempo di John. La donna custodisce un segreto, conosce dove si nasconde la famigerata bestia pronta a ghermire. Lui sa soltanto che c'è, la sente, la aspetta, la invoca. I discorsi tra i due si avvicendano al ritmo del battito del cuore, pulsano, scompaiono in brevi pause, ritornano tra noi, proprio come in una giungla risuonano in ogni angolo della sala, la bestia si nasconde nell'oscurità, nell'anima di chi sa che in un attimo può succedere un avvenimento che può stravolgere la vita. Una corrente continua destruttura e ricostruisce il passare degli anni, testimoniati dagli incontri, dai compleanni di Catherine festeggiati all'Opera, dalle parole dette che celano il non detto. I quadri scenici si alternano per ricordarci che a volte siamo imprigionati in labirinti di precarietà e illusione, mentre la vita accade, attendiamo il nulla. Come John che capirà troppo tardi alla morte di Catherine e al suo Zenith, che quel caso eccezionale era già successo, che aveva scialacquato l'esistenza procrastinando inutilmente. Era solo paura dell'attesa, di vivere, oppure come tutti paura di amare? Adesso è libero di provare dolore, di sdrucire l'impermeabile che l'ha protetto dai sentimenti. Eccola la bestia, gli alita sul collo, sta per divorarlo, per evitarla si schianta sbattendo la testa contro il marmo della bara della sua compagna di vita.

" La bestia nella giungla" -uno studio- adattata mento teatrale di Marguerite Duras da una novella di Henry James. Traduzione Paolo Bignamini. Regia Paolo Bignamini e Annig Raimondi. Interpreti: Annig Raimondi e Antonio Rosti. Scene e disegno luci Fulvio Michelazzi. Produzione ScenAperta Altomilanese Teatri, Pacta, Dei Teatri, deSidera-Teatro&Territorio. Lo spettacolo fa parte del progetto speciale DonneTeatroDiritti ideato da Annig Raimondi, che prosegue con " Ipazia, la Nota più alta" drammaturgia di Tommaso Urselli, per la regia di Valentina Colorni con Maria Eugenia D'Aquino in scena dall'8 al 17 marzo al Teatro Oscar di Milano.

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