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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 16:09.

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Dalla toccante Deannie Yip alla glamour Charlize Theron, nelle sale un weekend tutto al femminile. Nella foto l'attrice Charlize Theron in una scena di "Young Adult"Dalla toccante Deannie Yip alla glamour Charlize Theron, nelle sale un weekend tutto al femminile. Nella foto l'attrice Charlize Theron in una scena di "Young Adult"

Nella settimana in cui ricorre la festa della donna, la distribuzione italiana non si fa sfuggire l'occasione di proporre nelle sale diversi film con protagoniste femminili: tra questi svetta «A Simple Life», dramma made in Hong Kong diretto dalla regista Ann Hui, presentato in concorso alla scorsa Mostra di Venezia.

Ispirato alla vita del produttore e sceneggiatore della pellicola Yan-lam Lee, «A Simple Life» racconta il rapporto tra l'anziana domestica Ah Tao e il suo ultimo "padrone" Roger, che ha cresciuto sin da quando era bambino. Quando la donna, a causa di un infarto, si troverà costretta ad andare in una casa di riposo, Roger dimostrerà verso di lei un attaccamento straordinario pari a quello che ha un figlio per la propria madre.

Toni nostalgici accompagnano questa pellicola che, pur raccontando il lento spegnersi di una vita come tante, non risulta mai banale o ricattatoria: insieme alla protagonista è come se si affievolisse la memoria delle vecchie generazioni e, insieme a essa, un modo di vivere e di relazionarsi che non pare appartenere più alla cultura di Hong Kong.

La regia di Ann Hui, tra i pochi cineasti della new wave asiatica degli anni '80 che lavora ancora con frequenza, è delicata e mai appariscente, proprio come il rapporto, complice ma silenzioso, che si è instaurato tra i due personaggi nel corso degli anni.

Grazie anche alle toccanti interpretazioni di Deannie Yip, premiata con la Coppa Volpi come migliore attrice a Venezia, e di Andy Lau, attore di culto del cinema d'azione dell'estremo oriente, «A Simple Life» risulta una delle opere più sinceramente commoventi e "umane", nel senso più pieno del termine, viste negli ultimi tempi sul grande schermo.

Decisamente meno melodrammatico, ma altrettanto significativo, è «Young Adult» di Jason Reitman con Charlize Theron. L'attrice interpreta Mavis Gray, ghost writer di una collana di libri per ragazzi, incapace di sviluppare relazioni mature e con gravi problemi di alcolismo. Quando le arriva, via posta elettronica, l'invito per il battesimo del figlio del suo ex fidanzato del liceo, decide di dare un nuovo scopo alla sua vita: riprendersi quell'uomo che l'aveva conosciuta nel fiore degli anni.

Dopo il fortunato «Juno», Jason Reitman torna, in collaborazione con la sceneggiatrice Diablo Cody, a ritrarre personaggi femminili incapaci di prendersi le proprie responsabilità: se nel film del 2007 si raccontava di un'adolescente alle prese con la gravidanza, in questo caso la protagonista è un'adulta mai realmente cresciuta.

In perfetto equilibro tra dramma e commedia, «Young Adult» riesce a mettere in scena, con estrema semplicità e altrettanto spessore, il terrore che può cogliere l'individuo quando la vita non somiglia al romanzo che ha sempre sognato e l'happy end pare non arrivare mai. Charlize Theron, in ottima forma, ha un solo limite: tanto glamour da non riuscire a imbruttirsi per interpretare al meglio il suo personaggio nelle sequenze che l'avrebbero richiesto.

Tra le nuove uscite di questo ricco weekend vi è anche un titolo da segnalare negativamente: si tratta di «The Double», thriller di spionaggio, tutto al maschile, con protagonisti Richard Gere e Topher Grace.
Diretto dall'esordiente Michael Brandt, fino a oggi sceneggiatore di pellicole di buon successo, «The Double» è la classica storia di un ex agente della Cia in pensione, Paul Shepherdson, richiamato in servizio a seguito di un omicidio in apparenza irrisolvibile: il crimine rimanda infatti al modus operandi di Cassio, un killer sovietico che lo stesso Shepherdson aveva dichiarato di aver ucciso qualche tempo prima.

Canonico nel soggetto e scolastico nella resa, «The Double» è l'ennesimo action movie a stelle e strisce di cui non si sentiva il bisogno: Richard Gere, inutilmente in cerca di riscatto dopo diversi flop recenti, cerca di barcamenarsi faticosamente tra scontati colpi di scena e spiegazioni petulanti.

Inoltre non si può che definire curiosa e grossolana la scelta di svelare al pubblico l'identità dell'assassino nella primissima parte del film: una soluzione narrativa che si sarebbe potuto permettere un certo Alfred Hitchcock, non certamente l'inesperto Michael Brandt.

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