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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 15:48.
L'ultima modifica è del 07 aprile 2014 alle ore 15:03.

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Ho conosciuto molto bene Biagio Agnes e la lettera degli autori Rai al nostro giornale (a pagina 35) mi ha fatto pensare a lui. «Il Paese viene prima dell'Auditel» era la sua idea di tv pubblica, la prima azienda culturale italiana, il senso più profondo di che cosa deve essere. Dietro i modi burberi, l'accento inconfondibilmente avellinese, c'era un uomo che aveva ideato Check up, fortunato programma di divulgazione medico-scientifica, e si era preso il rischio (senza mai pentirsene) di inventare come conduttore il Celentano dei tempi migliori e di varare Rai Tre aprendo l'informazione al mondo della sinistra. Lui, cattolico e democristiano dimostrò, con i fatti, conoscenza e rispetto dell'identità di mamma Rai. L'orgoglio e il primato di un'azienda che aveva insegnato l'italiano agli italiani («Noi siamo gli eredi del maestro Manzi, ricordatelo») e aveva reso popolari grandi romanzi come Il mulino del Po di Bacchelli o La cittadella di Cronin incrociando letteratura e recitazione dietro il piccolo schermo della famiglia italiana. C'erano amore e passione per la Rai in tutti i suoi comportamenti. Quando a Piazza del Gesù, nella stanza di Ciriaco De Mita, allora potentissimo capo della Democrazia Cristiana e suo amico da sempre, si ritrovò il "nemico" di allora Silvio Berlusconi, proprietario della tv commerciale, Agnes strinse la mano a De Mita e non a lui. Non riuscì nemmeno lì a smaltire l'irritazione con il Cavaliere per una querelle sui diritti cinematografici. Ci volle poi la determinazione di Antonio Maccanico, all'epoca segretario generale al Quirinale con Sandro Pertini, per fare in modo che Agnes e Berlusconi riprendessero a parlarsi. I tratti fondanti della passione e del modo di fare di Biagione si rinvengono in una lettera di Amintore Fanfani al "suo" direttore della Rai, Ettore Bernabei, nel gennaio del '61. Cito la parte conclusiva: «Io ho assolto il mio dovere di assicurare alla Rai tv un direttore probo e capace. Assolva ora Ella il Suo di dimostrare che il governo ha ben servito l'interesse pubblico». Spesso, si parla di Fanfani e di Bernabei come di uomini di potere. Altrettanto avviene con Agnes. Di certo lo erano, ma l'ambizione prevalente che li muoveva, pur con tutte le differenze che riguardano il carattere e le stagioni politiche, era una sola: quella di tenere alta la bandiera della prima azienda culturale e contribuire alla crescita dell'Italia e degli italiani. Il mondo di oggi si è globalizzato, è molto cambiato, la missione culturale di cui il Paese (e la Rai) hanno vitale bisogno resta integra.

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