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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 16:14.

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Il progressivo piegarsi verso la vecchiaia di un comune cittadino, ripresa nei suoi aspetti impietosi e meno sensazionali. Difficile trovare una trama meno attraente per il cinema di "A simple life" di Ann Hui, che racconta la storia dell'accudimento di un'anziana domestica da parte dell'uomo da lei allevato.

Eppure la pellicola è meravigliosamente cinematografica. Niente a che fare con l'amore esplosivo tra due anziani di "Settimo cielo" di Andreas Dresen, che rompe equilibri e mina esistenze: quella di Ann Hui è un'opera silente, nel senso che non vi è nulla di gridato. Proprio come la regista 65enne, autrice di culto della new wave hongkonghese, collezionatrice di molti premi nelle rassegne cinematografiche internazionali. Hui parla in maniera sobria, dignitosa, leggermente distaccata, ma sempre gentile. Come la sua pellicola, mantiene una sorta di leggiadro senso di cavalleria anche quando esplora gli aspetti più feroci dell'esistenza.

"Il merito di questo film è del produttore Roger Lee – spiega Ann Hui - . Un giorno mi illustrò un progetto legato alla domestica, Ah Tao, che per decenni aveva prestato servizio presso la sua famiglia, senza mai concedersi una propria vita privata, ma dedicandosi devotamente a crescere i bambini".

Ottima interprete di questa straordinaria ordinarietà è Deanie Ip, già cantante pop e attrice di grande popolarità in Asia, che si è aggiudicata per il ruolo di Ah Tao la coppa Volpi come migliore attrice all'ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia.

"Roger mi ha dato un abbozzo di sceneggiatura – racconta la regista – e me sono innamorata. Ho capito immediatamente che era il personaggio forte che cercavo per parlare di senilità con una storia che può accadere e di fatto accade quasi a tutti". La società che invecchia è un problema sociale che incombe e che può irritare lo spettatore. "Ci è voluto coraggio, ma ai finanziamenti ha pensato Roger, che era molto determinato". Il film parte in sordina e decolla tardivamente, ma con brillanti soluzioni di sensibilità visiva. "La telecamera è un testimone nella casa, che è quella di Roger nella realtà, e cerca di registrare il sentimento fortissimo e inclassificabile - filiale, genitoriale, amicale - tra Roger (Andy Lau n.d.r.) e Ah Tao".

Ma i giovani? Chi porterà i giovani al cinema con un'opera così distante dal loro mondo? "Inizialmente ero turbata da come potessero accogliere la pellicola. Ne ho testato gli effetti su un ventenne molto popolare tra i ragazzi in Asia. Mi ha detto di aver pianto e che il suo proposito dopo aver visto "A simple life" era quello di trattare meglio la madre".

Ann Hui ha 65 anni e viene spontaneo chiederle se il tema fosse sobillato da un problema politico e sociale, l'invecchiamento della società, o dalla vicinanza della stessa autrice a un'età così delicata. "Ho pensato in primis al problema sociale, un soggetto che volevo trattare da tempo. Quanto a me guardo con timore ai possibili aspetti deteriori dell'anzianità, come la disabilità mentale, fisica, le malattie, i problemi finanziari. Ma ho sempre la speranza di rimanere lucida".

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