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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 08:19.

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Sulle pagine del fascistissimo «Il Tevere» del 9-10 marzo 1943, Giorgio Almirante denunciava lo scandalo di «un ebreo specializzato in sceneggiature cinematografiche al quale - malgrado le disposizioni di legge - il lavoro non manca mai. Si chiama Aldo De Benedetti», che alcuni registi e produttori «e specialmente i quattro seguenti: Amato, C. Bragaglia, De Sica, Mattoli», si ostinano a far lavorare, nascostamente.
Pochi giorni dopo Almirante dedicò un nuovo articolo a un altro sceneggiatore che non poteva firmare, Giacomo Debenedetti, di ben altra statura, che certamente conosceva il suo quasi omonimo per la comune amicizia con Soldati e con Camerini. Gli anni che vanno dalle leggi razziali alla liberazione di Roma furono per Aldo De Benedetti tra i più intensi della sua lunga carriera: più di sessanta dei circa 150 film di cui scrisse da solo o con altri la sceneggiatura appartengono a questo periodo.
Nel 1946, De Benedetti, che non ha quasi mai voluto parlare di sé e del suo lavoro in articoli o libri, dava però alle stampe un saggio, Gli ebrei nella realtà e fuori della realtà. Ricerca e proposta di una soluzione integrale attuale del problema dei pochi tra i molti, che, a giudicare da quanto ne dice David Bruni, - studioso di cinema che ha dedicato a questo straordinario personaggio un libro documentato e appassionante per chi ancora si interessa al cinema italiano di ieri come specchio e formatore del costume nazionale - meriterebbe di venir ristampato. Lo firmò - siamo nel 1946 - con lo pseudonimo di Benedetto Laddei, forse perché da troppi anni aveva dovuto rinunciare a firmare con il vero nome.
Negli anni trenta e ancora fino ai cinquanta, non c'è stato si può dire, uno spettatore teatrale che non avesse visto, una filodrammatica locale che non avesse messo in scena un lavoro di De Benedetti, da Due dozzine di rose scarlatte (da cui il primo film diretto da De Sica) a Gli ultimi cinque minuti, commedie borghesi sulla scia di quelle ungheresi e statunitensi, abili quanto astratte e irrealistiche. Per De Sica attore il nostro aveva già scritto assieme a Camerini e Soldati Gli uomini, che mascalzoni... Alla vasta serie evasiva dei "telefoni bianchi", di cui fu maestro Mario Mattoli, De Benedetti dette un contributo fondamentale, e fu ancora con Mattoli che allargò il suo campo d'azione con la serie dei "film che parlano al cuore", complessi melodrammi di cui il migliore e più noto, privo di love story, fu Stasera niente di nuovo, dove la Valli cantava Ma l'amore no.
Negli anni di guerra, gli dovette molto un film che, come Gli uomini che mascalzoni, "anticipò il neorealismo", Quattro passi fra le nuvole di Blasetti. Negli anni tra il 1949 e il 1958 (da Catene a Malinconico autunno) la serie venne aggiornata da De Benedetti per le regie di Matarazzo: storie per far piangere il pubblico secondo trame vecchie e modi nuovi e più espliciti, a fondo realistico.
Vecchio e nuovo si intrecciavano nel l'opera di De Benedetti, e avevano trovato negli anni della ricostruzione un terreno ideale per la sua poetica, certamente paternalistica, e che Matarazzo accentuava in direzione cattolica. Ma forse il periodo più interessante del suo lavoro furono gli anni tra il '45 e il '48, dove fu intensa la collaborazione con Soldati ai suoi adattamenti letterari, ma soprattutto intrigante la mescolanza di nuovo realismo e vecchie ricette, in film oggi utilissimi per studiare i mutamenti nella "zona grigia" del nostro pubblico (da Due lettere anonime a Una lettera all'alba, da Come persi la guerra, cui collaborò Monicelli, a La città dolente, cui collaborò Fellini). Ce n'è abbastanza per apprezzare, grazie al preciso, utilissimo lavoro di ricostruzione e analisi affrontato da Bruni, una figura centrale per chi voglia capire cos'è stata la cultura di massa degli anni in cui, nei rivolgimenti della storia, una cultura popolare esisteva, ed esistevano professionisti della comunicazione ben più attenti e accorti di quelli di adesso, e paradossalmente più liberi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
David Bruni, Dalla parte del pubblico. Aldo De Benedetti sceneggiatore, Bulzoni, pagg. 298, € 35,00

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