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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 16:27.

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È la carta bellezzaÈ la carta bellezza

La crescita del web resta imperiosa. Internet più la crisi finanziaria hanno assestato un doppio colpo devastante ai giornali, ma il business dei media di carta si è adattato alla nuova realtà meglio di altri settori industriali. I media di carta hanno sfruttato tutte le piattaforme tecnologiche disponibili e hanno trovato nuove forme di ricavi (il New York Times ha 424mila lettori digitali paganti). I giornali sembrano aver trovato una via per uscire dalla crisi, limitando i costi e concentrandosi sulle cose che sanno fare meglio.

Lo stesso Economist, che nel 2006 dava i giornali per morti, ora si interroga «sullo strano caso della sopravvivenza dell'inchiostro». La crisi finanziaria e la circolazione gratuita delle informazioni su Internet hanno ribaltato il paradigma originario della stampa, che era quello di raccontare il mondo al più alto numero di persone di un luogo specifico. Non è più così, con l'eccezione delle eccellenze dell'informazione globale che continuano a svolgere questo compito per tutti.
Oggi la strada per la rinascita dei giornali è crearsi una nicchia, puntare sui tratti distintivi, differenziarsi dai concorrenti, scommettere sulla qualità. Immaginare riviste belle da vedere, da toccare, da possedere. Più valore aggiunto, meno contenitori di notizie. Questo è lo slogan, che peraltro spiega le difficoltà maggiori che incontra la free press.

La stampa di inizio ventunesimo secolo è più specializzata, di maggiore qualità, meno completa rispetto ai vecchi giornali omnibus. La sopravvivenza della carta non è garantita in eterno, gli ostacoli sono evidenti e le cose cambiano, ma se i giornali sapranno mettersi in discussione, continueranno a puntare sull'innovazione e a mantenere il dinamismo mostrato in questa fase critica, forse quando arriveranno tempi migliori saranno anche in grado di tornare agli antichi fasti.
A favore dei giornali c'è anche una ragione sentimentale, come dice la signora Shaw-Lan Wang, proprietaria della casa di moda Lanvin e magnate dei media di Taiwan: la carta tocca il cuore, Internet no.

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