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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 19:35.

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Quattro importanti coreografi, pionieri della danza americana del Novecento, in un'unica serata all'Opera di Roma. Una preziosa antologia da conoscere, specie per le nuove generazioni di ballerini, con quattro capolavori rappresentativi della modern-dance. I nomi: Doris Humphrey, José Limón, Alvin Ailey, Martha Graham.

Quest'ultima caposcuola assoluta, genitrice, diretta e indiretta, delle generazioni successive di coreografi e danzatori. Nella sua monumentale produzione, durata settant'anni e ispirata alla mitologia greca, alla storia e alle Scritture, forse nessun'altra donna come lei ha attraversato il ‘900 con una profondità di pensiero dagli esiti tanto creativi, divenendo l'effige di una femminilità coraggiosa nell'indagare se stessa e geniale nella trasposizione artistica della propria affascinante complessità. Finalmente entra nel repertorio del teatro capitolino una sua coreografia:

Diversion of Angels. Sulla musica di Norman Dello Joio, costituisce un'eccezione nella produzione "psicoanalitica" del verbo grahamiano. Antinarrativo e solare, è un gioioso avvicendarsi di brani sul tema dell'amore declinato nelle varie età. Lo evidenzia il colore dei costumi delle tre coppie principali: rosso per la passione; giallo, a simboleggiare l'esuberanza e il calore della gioventù; bianco, il sentimento della maturità. Dinamicissimo, astratto, il balletto vibra negli undici interpreti del corpo di ballo, tra slanci e abbracci, fughe e malinconie. Ma non incide nei loro corpi, che non riescono a restituirci appieno la grammatica e l'anima grahamiana. Per acquisirle entrambe occorre lavoro e dedizione. Che richiedono molto tempo.

"Day on Earth" di Doris Humphrey, fu creato per la compagnia di Limòn nel 1947. Su musica di Aaron Copland, descrive la vita di una coppia, con bambina, colta nel ciclo dell'esistenza: lavoro, amore, famiglia, passione, sofferenza, lutto. Con gesti mimici gli interpreti manipolano anche un tessuto che diventa tovaglia, coperta, lenzuolo. Ai suoi tempi sicuramente innovativa, la coreografia oggi ci appare eccessivamente didascalica e ingenua.
In "Chaconne" ritroviamo l'influenza messicana sin dal titolo. Per il suo capolavoro, del 1942, Limón si è ispirato alle danze folcloriche del Messico arricchendole di connotazioni fortemente emotive ispirate alla musica di Bach della quale ha tentato di catturare sia l'austerità formale che il profondo sentimento di essa.

Un assolo arioso, emotivo, di respiro e rilascio, drammaticamente punteggiato dall'ottimo Raphael Boumaila, ballerino della Limón Dance Company,Monumento epico di storia americana, che si serve dei corpi e della loro plastica statuaria per raccontarla senza racconto, "The river" di Ailey, fu creato per l'American Ballet Theatre nel 1970 ed è entrato nel repertorio di molte compagnie. Ailey ha creato un suo stile che sapeva fondere i più diversi linguaggi in una visione globale. Alla tecnica aggiunse poi l'ideologia, l'impegno politico, la forza di un manifesto e di un messaggio di riscatto della sua razza che gli servirono per riuscire a comunicare la condizione universale dell'uomo, non solo quella della negritudine.

In "The river" pur trattandosi di una creazione astratta siamo di fronte ad una forte valenza simbolica. Il nostalgico Mississipi dei neri coltivatori di cotone, con il suo lento fluire rappresenta la vita. Vengono celebrate nascita, vita e rinascita, con una combinazione esaltante di linguaggio classico, modern, folk e jazz, sulla musica del prediletto Duke Ellington. Balletto contagioso per ritmo, colori e luci, risulta più consono al vocabolario classico della compagnia capitolina.

"L'arte della danza americana", Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma, direttore d'orchestra David Levi. "Diversion of Angels" ripreso dai coreografi Denise Vale, Peter London, Peggy Lyman; "Day on Earth" e "Chaconne" rimontato da Paul Dennis e Sarah Stackhouse; "The River" da Clifton Brown. www.operaroma.it

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