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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2012 alle ore 18:30.

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Domenica 18 marzo alle 11, al Teatro Manzoni di Milano, si tiene l'unico concerto italiano di Dee Alexander, straordinaria vocalist della scuola di Chicago, che si presenta con il suo quintetto Evolution Ensemble del quale sono comprimari Scott Hesse (chitarra), Tomeka Reid (violoncello), Junius Paul (contrabbasso e basso elettrico),ed Ernie Adams (batteria e percussioni). Si tratta del penultimo appuntamento della stagione 2011-2012 di Aperitivo in Concerto, e ci sono molti motivi per ritenere che la performance sarà ricordata a lungo.

Dee Alexander esordisce in Italia nel 2008, proprio per Aperitivo in Concerto, con l'orchestra del sassofonista Ernest Dawkins "& Chicago 12". La ritroviamo poi insieme con Tomeka Reid nel luglio 2009 a Perugia per l'Umbria Jazz estiva. Le due soliste fanno parte della big band dell'Associazione americana per il Progresso della Musica Creativa (The Aacm Great Music Ensemble of Chicago). L'orchestra, formata da 21 elementi di spicco, tiene sei concerti eccellenti, ma il gruppone è tale che la voce stupenda di Dee non viene notata come merita.
Il suo turno di gloria italiana arriva nell'inverno seguente all'Umbria Jazz Winter di Orvieto, quando è scritturata come artista residente con l'Evolution Ensemble. Il cartellone pone in evidenza la formazione insolita del quintetto che è quasi classica, ma la realtà supera qualsiasi immaginazione. I cinque musicisti hanno un'intesa perfetta e una padronanza assoluta del linguaggio del jazz. E poi – anzi, prima – c'è lei, Dee Alexander, nata a New York nel 1957 ma cittadina di Chicago per la musica e per la frequentazione dell'Aacm. Sa cantare gospel, blues, rhythm'n' blues, soul, jazz «vero» e di confine con voce incantevole e con tecnica incredibile che sono frutti di qualità naturali ma anche di studi severi. Nel suo gruppo si comporta come una prima tra i pari, ritirandosi in un angolo, mentre gli altri suonano con mirabile interplay. Ha una bella presenza scenica, e a chi le chiede quali siano i suoi modelli di riferimento risponde con poche parole precise: «Sono cresciuta ascoltando Nina Simone, Ella Fitzgerald e Dinah Washington che mi hanno influenzata non poco. Ma l'ispirazione maggiore mi è venuta da Ornette Coleman, John Coltrane, Jimi Hendrix e dai musicisti che fanno parte dell'Aacm, specialmente dalla flautista Nicole Mitchell. Questo succede perché io uso la voce come se fosse uno strumento».

Dee ricompare a Perugia, ancora con l'Evolution Ensemble, per l'Umbria Jazz 2011. Ma questa volta, oltre ad alcuni concerti che si possono definire da camera, presenta un vigoroso «Omaggio a Jimi Hendrix» che è lo stesso progetto in programma domenica prossima per Aperitivo. Qui il quintetto rivela aggressività e potenza insospettabili, come richiede il tributo all'indimenticabile chitarrista e compositore. Nella brochure di sala del concerto milanese è giustamente scritto che la musica si fa dura, pulsante, espressionista, tesa quasi a sommergere nel volume fonico e nella ripetitività la coscienza personale di ogni singolo ascoltatore. E che «Dee Alexander, a distanza di oltre quarant'anni dalla morte di Hendrix, si riappropria dell'arte del chitarrista come alto patrimonio dell'esperienza africano-americana: arte di una collettività che costantemente rielabora e aggiorna la propria tradizione senza soluzione di continuità».

Ripetiamo la previsione fatta all'inizio: la performance milanese della vocalist e del suo quintetto sarà ricordata a lungo.

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