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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 16:17.

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Jim Morrison e Robbie Krieger durante le registrazioni di L.A. WomanJim Morrison e Robbie Krieger durante le registrazioni di L.A. Woman

Quali sono le prime tre cose che vi fa venire in mente Los Angeles? Una buona fetta di pubblico cresciuto a pane e rock and roll risponderà: skateboard, belle ragazze e ovviamente i Doors, la band del santone Jim Morrison che con la sua morte, datata 1971, chiuse le iscrizioni al club maledetto dei J27.

Matt Goodman, regista americano due volte nominato agli Emmy, ha provato a mettere tutte e tre queste cose insieme nel nuovo videoclip di «L.A. Woman», appena postato sulla pagina Youtube ufficiale della band per celebrare il quarantennale del sesto album in studio del quartetto losangelino, l'ultimo con sua maestà il Re Lucertola. A voler fare i pignoli, di anni ne sono passati quarantuno perché il disco uscì il 29 aprile del 1971. Ma alla Rhino, controllata del colosso Worner Brothers che oggi detiene il catalogo dei Doors, se la sono presa comoda: «L.A. Woman – 40th anniversary» è stato pubblicato il 31 gennaio scorso con l'inedito un tantino funky «She smells so nice» e in molteplici formati (dal doppio cd alla versione digitale con materiale originale e versioni nuove da scaricare al link www.itunes.it/thedoors).

Tornando al video appena realizzato di «L.A. Woman», l'idea di fondo è molto interessante: professionisti dello skateboard del calibro di Kenny Anderson, Alex Olson e Braydon Szafranski guidano i visitatori in un tour ideale di Los Angeles, passando in rassegna le location fondamentali per la storia e l'immaginario della band. Si parte da Venice Beach, la spiaggia sulla quale in piena era psichedelica Morrison si dava appuntamento con il virtuoso dell'organo Hammond Ray Manzareck, a Hollywood, il luogo dei sogni di celluloide nei cui bungalow, come recita il testo stesso della canzone, la donna di Los Angeles alloggia.

La fotografia è rigorosamente in digitale, niente a che vedere con le sgranature lisergiche dei filmati d'epoca dei Doors (ricordate il «Live at the Hollywood Bowl»?), lo stile sincopato che insegue le rullate della batteria di John Densomore ha parecchio a che fare con l'estetica cara alla Mtv Generation. Per quanto riguarda le citazioni incrociate, belli i ritratti delle moderne L.A. women, un po' troppo insistiti i riferimenti alla band: dal dito che indica la scritta The Doors sotto la targa celebrativa delle prime esibizioni al Whiskey a go go, all'immenso murale che ritrae Morrison a torso nudo, pantalone in pelle nera e cinta borchiata, fino ad arrivare al nome di Manzarek scarabocchiato su una ringhiera in coincidenza con il solo di piano.

Su tutto domina una grande verità: il brano del 1971 ha un potentissimo appeal cinematografico. Non è un caso se «The Doors», il biopic del '91 girato da Oliver Stone, si chiudeva proprio sulle sue sessioni di registrazione, con un Morrison/Val Kilmer barbuto impegnato a cantare la sua parte seduto sul water e con un paio di superalcolici a portata di mano. Una sequenza che valeva tutto il film.

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