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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2012 alle ore 19:00.

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Questa è la storia di un libro che non cresce. Sotto il titolo un segmento di date: 1991 – 2011. Ma è un ventennio di nascita, vitalità e vita. Di messa in moto senza traguardo. Di attualità con data di scadenza direttamente proporzionale alla stupidità altrui. È grande, consapevole, maturo. Eppure non in grado di voltare l'ultima pagina e lasciar casa. Vent'anni e dimostrarne uno, nessuno o migliaia, come le lettere inviate dai lettori al suo autore, come le centinaia di migliaia di ragazzi invisibili, riconoscibili nelle confidenze di questo libro «bamboccione».

È così che Piergiorgio Paterlini definisce, con affetto d'autore, il suo figlio di carta. "Ragazzi che amano ragazzi" è un classico della denuncia sociale, un confidente di scaffale in scaffale, la cui trama è intessuta dei fili più che delicati dell'omosessualità adolescenziale.

Da Matteo di Trento a Paolo di Catania, l'Italia gay di fine anni '80 si è raccontata nei suoi primi passi. Cronaca di uno sbocciare all'inquietante dubbio di una «diversa normalità» che, tra pensieri, parole e fatti, si apre a certezza e accettazione. Ragazzi tra i 15 e i 20 anni che si accorgono di amare ragazzi. E devono gestire, svelare, trovare sostegno, tentando di continuare ad amare se stessi. Sesso in primo piano - esplicito, goduto e sofferto - e amore al primo posto: «È un disastro vivere senza una persona accanto». Tra coprotagonisti -genitori, parenti, amici, fidanzati o avventure da battuage - che quantificano la tonalità di illuminazione e oscurantismo: «Tu non sei omosessuale, credi di esserlo».

Vent'anni fa questo longseller ha cambiato l'immensa vita dei singoli. Ha intinto l'alluce nel futuro, impantanandosi nell'immobilismo di società e Istituzioni. Ha ammansito demoni interiori ma non «l'orrenda bestia» dei tabù. Un figlio di carta, dunque, che non si sgancia dal suo autore, rendendolo «uno scrittore molto felice e allo stesso tempo un cittadino molto infelice». In questa edizione riveduta e ampliata, storia personale e culturale della comunicazione «dalla biro a facebook», Paterlini, tra gratitudine e indignazione, dopo aver attraversato più volte l'Italia e aver ricevuto lettere con una media ininterrotta di due al giorno per due decenni, dichiara e denuncia l'attualità del suo libro come un manifesto della vergogna italiana. Perché ci sono ancora ragazzi che amano ragazzi e ancora scrivono, dopo la lettura dell'ultima edizione del libro: «mi sono sentito di nuovo in trappola».

"Ragazzi che amano ragazzi"
di Piergiorgio Paterlini
Feltrinelli
Pagg. 140 euro 8,00

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