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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 10:05.

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I "nuovi vizi" di Galimberti in scena diventano idoli (V.Picello e A.Tedeschi) (phFederico Fracasso)I "nuovi vizi" di Galimberti in scena diventano idoli (V.Picello e A.Tedeschi) (phFederico Fracasso)

«Il vizio ha sempre goduto di maggior interesse rispetto alla morale: è più interessante scoprire quale sia la perversione di una persona piuttosto che la sua morigeratezza». Così scrive Umberto Galimberti nel suo libro I vizi capitali e i nuovi vizi. Da questo pungente saggio ha preso spunto Gabriele De Luca ricavandone un testo teatrale, Idoli, che ha i toni da "commedia nera", lucida e grottesca, con un linguaggio di ascendenze pinteriane, tra iperrealismo e assurdo.

Tre quadri diversi. Tre situazioni, inizialmente indipendenti, ci attirano nel gorgo intimo di un vissuto, quotidiano e famigliare, di coppie e di singoli. Presto le tre storie "normali" si intrecceranno formando un unico affresco d'interno di famiglia dove si annidano i nostri "nuovi vizi"; dove, disumanità e violenza, sia fisica che verbale, manifestano le malattie dello spirito che ci abitano. Nell'elaborazione drammaturgica, sciolta e composita, intrigante e lineare, ironica e amara, la regia a sei mani dipinge un ritratto grottesco di crudele contemporaneità dal quale affiorano i miasmi di un universo claustrofobico che non conosce alcun barlume di pietà. La scrittura di De Luca s'addentra nelle particelle elementari di una condizione del vivere presente, porgendoci gesti, pensieri, parole da cui estrarre patologie e aspetti emotivi che dicono le inquietanti derive, inconsce o consapevoli, dei nostri vizi. «Perché – scrive ancora Galimberti – come al solito non sono mai le virtù, ma i vizi, a dirti chi è di volta in volta l'uomo». Nella fattispecie: spudoratezza, conformismo, consumismo, sessomania, nichilismo, culto del vuoto, «vizio per eccellenza dei giovani».

Li ritroviamo tutti, con le variabili delle diverse personalità, nelle pieghe comportamentali di due ragazzi innamorati, tra passione e violenza; di due genitori strampalati dietro un perbenismo di facciata; di un figlio timido ma con scatti di isteria; di un nonno in carrozzella con la pistola sempre in mano: tutti nel loro relazionarsi via via in qualità di padre, madre, nipote, fidanzata. In un interno che muta dal solo letto ad un salotto con l'aggiunta di un albero di natale, il trascolorare di cambi di luce definisce ambienti e umori, scolpendone con scabra leggerezza i caratteri. Esseri sgradevoli che s'interscambiano le azioni della loro inettitudine, avidità, meschinità. La ragazza che, per vendetta, ha sottratto alla madre le ceneri della nonna custodite dentro un'urna che si romperà durante un litigio col ragazzo; un'altra madre, apparentemente tranquilla ma isterica quando si rivolge all'anziano padre tenuto in casa col solo interesse di incassarne poi la pensione; il marito inetto, e sbeffeggiato al lavoro, che pensa solo a cambiare la macchina; il vecchio, malato di Alzheimer, che cerca di importunare la ragazza del timido nipote, il quale non sopporta di sentirsi definire "buono" dalla fidanzata di indubbio mestiere, e, per dimostrarle, invece, che è forte, ha legato ad un albero un amico urinandogli addosso. In questi, ed altri passaggi, a parte qualche stereotipo, i cinque bravi attori riproducono stilemi paradossali che richiamano prototipi a noi vicini. E indossano maschere d'animali sospendendo le azioni umane. A queste aggiungono un momento coreografico di bell'impatto: una sequenza in cui entrando ciascuno sulla propria carrozzella eseguono sincronicamente dei movimenti da seduti e spiccando dei salti, a voler liberarsi, invano, da una condizione di schiavitù fisica. E morale.

Idoli, compagnia Carrozzeria Orfeo
Regia Gabriele De Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi. Con Valentina Picello, Giulia Maulucci, Gabriele De Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi.
Milano, Teatro Out Off.
Cosenza, Teatro dell'Acquario, il 21-22 aprile;
Reggello (Fi) Teatro Excelsior, 27-28 aprile.

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