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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2012 alle ore 08:19.

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Negli anni Cinquanta del secolo scorso l'identikit veniva fatto a mano dai ritrattisti, oggi ci sono sofisticati programmi grafici grazie ai quali è possibile ricostruire al computer i tratti somatici degli individui descritti dai testimoni. L'artista B.J. Davis, una mattina in cui evidentemente sentiva impellente l'esigenza di trasformare stringhe di parole in immagini, ha pensato bene di provare a ricostruire i tratti di alcuni personaggi letterari famosi, da Madame Bovary a Humbert Humbert.
Come ha fatto? Ha preso Faces Id, un programma usato dall'Fbi e dalla Cia per delineare l'identikit dei ricercati che ha un database di circa 10mila caratteristiche facciali tra le quali scegliere, ha inserito le descrizioni dei personaggi fornite dagli scrittori nelle opere e ha ottenuto The Composites, una galleria di identikit letterari che è al tempo stesso banale e terrificante. Banale perché gli identikit si assomigliano tutti, sembrano fatti "con lo stampino". Terrificante perché se già avevamo sussultato davanti alla Madame Bovary con le sembianze di Isabelle Huppert (troppo intensa e matura) nel film di Chabrol, al vedere il volto dell'adultera appassionata di moda che viene fuori da The Composites ci sentiamo quasi male.
Leggendo la descrizione di Flaubert («Gli occhi sì, erano belli: benché scuri, sembravano addirittura neri per via delle ciglia, e lo sguardo era franco, ardito e candido. Le due lisce e compatte bande di capelli neri erano divise da una fine scriminatura lasciando appena scorgere il lobo dell'orecchio») avevamo immaginato una giovane donna dagli occhi scuri troppo pieni di sogni per riuscire a vedere la realtà. Nella galleria di Davis, invece, troviamo un viso con gli zigomi gonfi, lo sguardo truce e, a sorpresa, le «lisce e compatte bande di capelli neri» si sono trasformate in un carré anni Trenta. Ma più che il risultato del progetto è l'operazione stessa a destare perplessità.
I personaggi letterari non possono essere assimilati alle persone reali: innanzitutto non esistono (elemento da non sottovalutare, visto che i programmi in questione sono stati concepiti per trovare le persone), poi sono incompleti, ossia non sono determinati riguardo a tutte le proprietà. E se la non esistenza e l'incompletezza possono essere caratteristiche problematiche da un certo punto di vista (basti pensare a quante preoccupazioni ontologiche e logiche hanno dato a Russell), da un altro sono quelle che rendono queste creature misteriose e irresistibili. Proprio perché non esistono e sono incomplete stuzzicano così tanto la nostra immaginazione. Non riusciremo mai a identificarle, trovarle e incontrarle.
In fondo, questo è il bello dei personaggi dei romanzi: il fatto che non siano reali, quindi che possano essere immaginati e completati a nostro piacimento con l'aiuto della fantasia. Si potrebbe commentare l'idea di B.J. Davis facendo il verso al Padre di Sei personaggi in cerca d'autore: «Ma che realtà! Finzione, finzione, signori! Finzione!».
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