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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 08:16.

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Presentando la prima e l'ultima creazione – Calore (1982) e Odetteodile Investigations (2008-2010) – di un coreografo con i fiocchi come il romano Enzo Cosimi, il Comunale di Ferrara ci ha mostrato di saper alleviare la provinciale esterofilia che ancora avvince teatri e festival italiani. Un conto è ospitare le compagnie di Pina Bausch, William Forsythe o Alain Platel, o certi nomi internazionali anche emergenti ma imprescindibili, un conto è invece raccattarne continuamente altri e dal solo profumo esotico dell'altrove. Grande simpatia, ad esempio, per l'anteprima europea in 3D dello storico Lago dei cigni "gay" di Matthew Bourne: da stasera e da Torino partirà, presumibilmente, verso altre cine-sale nazionali. Ma al glamour mediatico ormai assodato dei cigni maschi di Bourne varrebbe la pena accostare Odetteodile Investigations, «prima variazione sul tema del Lago dei cigni» di un Cosimi in procinto di dedicare al famoso balletto una sua trilogia.
La pièce consta di tre personaggi: Odette, il cigno lirico e Odile quello diabolico, il mago Rothbart impersonato dallo stesso coreografo in frac nero e gran segno bianco che dal volto giunge sino al torso nudo, più uno stuolo di bimbette (32, 34, a seconda del variabile numero di allieve reperite) tutte in canottiera e mutande bianche oltre che piuma nivea tra i capelli. In questa mise, prediletta da Cosimi già in Calore, le piccole ballerine disposte per file pure in proscenio o in diagonale creano una cornice di purezza e nitore d'infanzia. Sono un futuro potenziale "cignesco" dalle linee acerbe e rigide in netto contrasto con l'ambigua prigionia – il palcoscenico è circondato da catene – che avvinghia i due cigni spogliati dei loro tutù a quel mago col frustino e da circo.
L'eburnea Odette (intensa Midori Watanabe) e Odile dalla pelle dipinta di nero (caparbia Elisabetta Di Terlizzi) sono desolatamente impotenti: il mago le espone come animali in cattività su piedistalli, le carezza ma non le libera neppure dopo lo sconquasso di un urlo e uno sparo. Clangorosi lacerti musicali di Cajkovskij spezzano, con pari effetto, la tensione creata dagli stridori musicali di Alva Noto e Richard Chartier e l'abissale fissità di questo solfureo luogo mentale. La voluta assenza del principe, eroe risolutivo nel bene o nel male, stigmatizza l'ossessione di donne inchiodate alla loro animalità, come nel vibrante assolo di Odile, mentre s'insinuano inquietanti filmati in bianco e nero. La riva sassosa di un lago calpestato da scarpette da punta che affondano nella fanghiglia melmosa (l'inizio), uno squarcio da Nosferatu in cui si vampirizza il candido collo di Isabelle Adjani, e l'invernale e spoglia glacialità di un lago sul quale s'avvia, nel finale, un cigno vero e spaesato. Nel minimalismo di gesti e movimenti talvolta sopraffatti da fumi e magnifiche luci anche violette, Cosimi sospinge le sue investigazioni verso la zona d'ombra non psicologica ma mitologica del Lago dei cigni, qui stagnante crogiolo di penitenza e nostalgia che trasuda sfibrata bellezza e tattile poesia quasi orientale.
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Odetteodile Investigations, Compagnia Enzo Cosimi, Teatro Comunale di Ferrara, ora in tournée
Matthew Bourne's Swan Lake 3D, Teatro Massimo, Torino

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