Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2012 alle ore 19:31.

My24
Stefano BollaniStefano Bollani

Le cinque giornate milanesi del pianista Stefano Bollani sono andate bene, anzi benissimo. Quattro concerti al Teatro alla Scala più una prova generale aperta al pubblico, pregevole intesa con l'Orchestra Filarmonica del Teatro e conferma di quella con il direttore Riccardo Chailly, già evidente nei due cd per Decca (Rhapsody in Blue e Sounds of the 30s).

Come codicillo Bollani ha parlato e suonato presso la Libreria Feltrinelli di piazza Piemonte, ovviamente senza l'orchestra e senza il direttore ma con l'ottima spalla del giornalista Alberto Riva che ha sollecitato argomenti, domande e risposte. I concerti scaligeri hanno seguìto in linea di massima le tracce dei dischi: nelle prime tre serate si sono ascoltati Alborada del Gracioso e Concerto in Sol maggiore per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel; Catfish Row Suite da Porgy and Bess di George Gershwin; La Valse ancora di Ravel. La prova aperta e l'ultimo concerto sono stati dedicati interamente a Gershwin con Catfish Row Suite, il poema sinfonico An American in Paris, il Concerto in F per pianoforte e orchestra e il breve Rialto Ripples, un ragtime che dura meno di cinque minuti ma è significativo perché Gershwin lo scrisse nel 1916 quando aveva appena diciott'anni.

Bollani è stato generoso di brani per solo pianoforte richiesti dal pubblico sempre foltissimo. Li trascrivo (a memoria) quasi tutti: I Got Rhythm, The Man I Love con Lover Man, Summertime, Autumn Leaves, Maple Leaf Rag e Apanheit-Te Cavaquinho alla Scala; Zuhalterballade e Surabaya Johnny di Kurt Weill (li suona anche nel cd Sounds of the 30s) alla Libreria Feltrinelli. Per Bollani, quantunque sia abituato a successoni in tutto il mondo, si è trattato di un cimento straordinario. Pianista di jazz – in senso lato – fra i più grandi e apprezzati a livello internazionale, non pensava che un giorno avrebbe visto di fronte a sé il pubblico della Scala entusiasta soprattutto per lui e per cinque volte consecutive (sono parole sue). Dopo qualche comprensibile incertezza nella prima sera, di cui è stato riferito nell'articolo precedente, Bollani si è rassicurato e ha suonato sempre meglio.

Ne ha ricavato impressioni rare e preziose. Ho già scritto, subito dopo il primo concerto, del nervosismo dei tanti Bollani-boys che un po' lo avevano contagiato con il loro eccesso di timore reverenziale nei confronti della Scala. Ma questo è passato subito. E' importante piuttosto che un pianista della sua caratura, ormai aduso all'interpretazione dei compositori accademici mentre continua a essere al centro della ribalta della musica creativa e improvvisata, sostenga – con buona pace di chi dice che la musica è una, anzi sono due: la buona, la cattiva e basta – che si tratta di due esperienze affatto diverse. Studiare ogni sfumatura del Concerto di Ravel e le sue varie redazioni, conciliare il rispetto della volontà dell'autore con il bisogno di trovare angoli per la propria personalità di esecutore, è cosa ben diversa dal variare "come detta dentro", per fare un esempio qualsiasi, Blue in Green di Bill Evans.

Va detto infine che il plurievento è stato nobilitato anche dall'ampia presenza della musica di George Gershwin nel Grande Teatro. Sono perfettamente d'accordo con l'iniziativa di Carlo Boccadoro, che nel programma di sala del concerto tutto dedicato a Gershwin ha citato nell'incipit della sua presentazione queste parole di Arnold Schoenberg – di cui gli esperti conoscono la severità verso i colleghi – scritte pochi giorni dopo la scomparsa prematura del compositore americano: «George Gershwin era uno di quei rari musicisti per i quali la musica non è una questione di maggiore o minore abilità. Essa era per lui come l'aria che respirava, il cibo che lo nutriva, il bere che lo rinfrescava. Il sentimento della Musica lo attraversava, e la Musica era l'espressione dei suoi sentimenti. Questa capacità di espressione diretta è data solo a pochi grandi uomini, e non c'è alcun dubbio che egli fosse un grande compositore. Quel che egli ha realizzato non è stato unicamente a beneficio della musica americana, ma un contributo alla musica di tutto il mondo».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi