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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2012 alle ore 08:19.

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Due mostre singolarmente affini si sono aperte in questi giorni in Casa Testori, appena fuori Milano, e nel Museo d'Arte di Mendrisio, poco oltre il confine svizzero. La prima ricompone il sodalizio, fondato non sulla frequentazione ma sulle comuni passioni civili e intellettuali, che legò Giovanni Testori e Pier Paolo Pasolini (stessa generazione: 1922 e 1923), provato anche dalla difesa appassionata che questi alzò contro gli attacchi all'Arialda di Testori e dall'articolo commovente che lui scrisse in morte di Pasolini. Per questa mostra, curata da Giovanni Agosti e Davide Dall'Ombra, Testori apre dunque la sua casa a Pasolini e, dopo uno stenografico Autoritratto, si fa subito da parte per lasciare spazio a lui, l'autore italiano del '900 forse più conosciuto nel mondo. La rassegna ne offre un ritratto a tutto tondo, puntando su pittura e disegno, praticati negli anni 40 (allora sotto il segno di de Pisis soprattutto: in mostra c'è un suo disegno inedito) e poi ripresi nel 1964, senza però trascurare scrittura e cinema; tanto che otto suoi film sono proiettati per intero, in una sorta di macroinstallazione, in altrettante stanze del secondo piano.
Quasi tutti inediti, i lavori pittorici di Pasolini testimoniano un'ansia di sperimentazione pari a quella linguistica, che lo induce sin dagli esordi a servirsi di supporti eterodossi, diafani come il cellofan o "sordi" come la faesite. Continuerà a sperimentare anche negli anni 60, in opere che sono – anche – una mappa dei suoi amori umani e intellettuali, da Ninetto Davoli e Maria Callas ai fulminei ritratti seriali di Roberto Longhi (del Gabinetto Vieusseux e della Fondazione Longhi), omaggio – diceva – al suo "vero maestro".
A Mendrisio, per la cura di Paolo Campiglio, va in scena il rapporto – reale questo – tra Filippo de Pisis ed Eugenio Montale. Coetanei (del 1896), i due si incontrarono a Genova e Rapallo nel 1919 e 1920, poi nelle estati a Cortina. Li univa l'inclinazione di de Pisis per la poesia e, dal 1945, la dedizione a pittura e disegno di Montale che, come Pasolini, amava sperimentare materiali extrapittorici: rossetto, mozziconi, fondi di caffè, senza contare l'osso di seppia su cui nel 1972 tracciò un'upupa. Ma non basta: sono molti gli studiosi che hanno messo in evidenza la singolare consonanza tra le poesie dell'uno e le splendide Nature morte marine dell'altro; la passione di entrambi per la natura; la tendenza comune agli inventari di oggetti caricati di valore affettivo, simbolico. La mostra lo prova con gli splendidi lavori di de Pisis e le estrose carte di Montale, e lo riconferma con la copia autografata delle Occasioni, donata nel 1940 a de Pisis dal poeta, dedicandogli dei versi sul risguardo, e con Il beccaccino, 1932, il dipinto regalato a Montale dal pittore «per amichevole contraccambio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pasolini a Casa Testori, Novate Milanese, Casa Testori,
fino al 1º luglio
De Pisis e Montale. «Le occasioni» tra poesia e pittura, Mendrisio
(Canton Ticino), Museo d'Arte,
fino al 28 agosto

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