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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 07:39.

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Giorgio BorsaGiorgio Borsa

Un seminario scientifico, una tavola rotonda e una mostra documentaria su "Gandhi e i tessitori della pace" aprono l'8 maggio il programma di iniziative dell'università di Pavia per ricordare il centenario della nascita di Giorgio Borsa (1912-2002), insigne studioso di Gandhi e del mondo asiatico, per oltre trent'anni docente all'ateneo pavese e direttore del Centro studi per i popoli extraeuropei "Cesare Bonacossa". La mostra su Gandhi e la tessitura – che si inaugura alle ore 19 presso l'aula Disegno dell'università di Pavia (Strada Nuova, n. 65), alla presenza dell'ambasciatore dell'India Debabrata Saha, del direttore generale degli Archivi dell'India Mushirul Hasan e del direttore del Centro studi per i popoli extraeuropei Silvio Beretta - introduce la filosofia morale di Gandhi, spiegando l'attenzione che il Mahatma ha sempre dedicato alla filatura e alla tessitura a mano del cotone "khadi", come simbolo del nazionalismo indiano e dello sviluppo dei villaggi.

La mostra - curata da Simonetta Casci (università di Pavia), Uzra Bilgrami (Malkha Marketing Trust, Hyderabad), Purnima Rai (Delhi Crafts Council, New Delhi) e Rossana Vittani (Ied Milano) – si divide in due sezioni: la prima ha carattere storico e si concentra sulla figura di Gandhi, proponendo una serie di fotografie d'epoca, mentre la seconda guarda alla odierna produzione di manufatti "khadi", nella speranza di stabilire un contatto diretto fra gli artigiani indiani selezionati e gli imprenditori italiani del settore. Hanno collaborato all'iniziativa l'Accademia Galli e la Fondazione Ratti di Como. Precedono l'inaugurazione due eventi collaterali: sempre l'8 maggio, alle ore 14.15, presso l'Aula Scarpa dell'università si tiene il seminario "Gandhi and Khadi: Nationalism and Development"; seguirà alle ore 17 la tavola rotonda "India vs Italy: Styles and Contaminations". Nelle sale dell'Ateneo pavese che accolgono la mostra saranno esposti anche gli studi e i volumi che Borsa ha dedicato all'Asia orientale.

Un secondo appuntamento è previsto il 15 maggio con il workshop internazionale "The Cosmopolitan Roots of India's Democracy", mentre in ottobre sarà dedicata all'opera di Borsa la "Bonacossa Lecture", svolta quest'anno da Giampaolo Calchi Novati. Guardare alla formazione del mondo moderno in una prospettiva "copernicana" della storia, invece che nell'ottica "tolemaica" dell'eurocentrismo: ecco l'intuizione di Giorgio Borsa, elaborata fin dal 1951 nei suoi studi sui rapporti tra l'Europa e i paesi di antica civiltà dell'Asia orientale, in particolare India, Cina e Giappone.

Quando Vasco de Gama, avendo circumnavigato l'Africa, gettò l'ancora a Calicut sulla costa sud-occidentale dell'India il 27 maggio 1498, gli abitanti dell'Europa non avrebbero mai immaginato che il loro continente avrebbe poi dominato gran parte del mondo. Di fronte a un'Europa divisa in piccoli regni, principati e signorie - per quanto si stessero allora formando le monarchie di Spagna, Francia e Inghilterra – nell'Asia orientale esistevano entità politico-statuali solide e militarmente forti, come la Cina sotto la dinastia dei Ming e un po' più tardi lo shogunato dei Tokugawa in Giappone e l'impero Moghul in India.

Se provassimo a «girare all'indietro la bobina della storia», come Borsa usava dire, possiamo anche individuare quali Paesi extraeuropei si sarebbero seduti al tavolo di un immaginario G-8 di quattro o cinque secoli fa. Sicuramente Cina e India, che all'inizio dell'età moderna contribuivano per quasi la metà della popolazione e del reddito mondiale. Ma con buona probabilità anche il Giappone del periodo Tokugawa, che si apre con la nomina a shogun di Tokugawa Ieyhasu nel 1603: pur sotto l'apparenza di un consolidamento delle strutture feudali, infatti, gli studi più recenti hanno rivelato che quella dei Tokugawa fu un'epoca di trasformazioni economiche e sociali e di intensa vita intellettuale, che qualche storico ha persino paragonato al Rinascimento italiano.

Dal XVI al XVIII secolo il commercio con l'Asia orientale – e soprattutto con l'India - contribuì in più modi allo sviluppo economico dell'Europa. Il cotone indiano trasformò il nostro modo di vestire: più leggero della lana e più facile da lavare, adattabile come indumento di biancheria intima, rispose bene anche nelle piantagioni americane. Come Giorgio Borsa insegnò a generazioni di studenti nelle università di Pavia e di Milano (compreso chi scrive), possiamo concludere che la storia dell'Oriente non è una semplice curiosità erudita (per interessi filosofici, letterari o artistici), ma un elemento essenziale per capire il mondo in cui viviamo.

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