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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 18:18.

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Per la prima volta dalla sua nascita l'Unione europea vive una recessione sincronizzata. Un evento non previsto dal Trattato di Maastricht di quel 1992 che, col senno del poi, sembra lontano anni luce. Così come non era previsto che un giorno si sarebbe parlato abitualmente di spread, bund, default e debiti sovrani anche dal barbiere o al supermercato.

Quel giorno è, ahinoi, arrivato il 4 luglio 2011, quando i differenziali di rendimento tra i titoli di Stato dei Paesi periferici dell'area euro (Italia e Spagna in particolare) e quelli della Germania hanno iniziato inesorabilmente a impennarsi. Dopo che già Grecia, Irlanda e Portogallo avevano già fatto ricorso agli aiuti europei, una sorta di amministrazione controllata. Da allora, tra alti e bassi, la crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona si è avviluppata in una spirale che vede il Paese più forte dell'area, la Germania, protagonista nel bene e nel male. Nel bene (se si pensa alla solidità del suo modello di economia sociale che risponde al principio di sussidiarietà e alla possibilità di utilizzarlo come modello per la nuova Europa), nel male (se si pensa ai continui veti del governo tedesco a riforme europee che guardano alla crescita strutturale, come gli Eurobond, per il timore di dover incorporare nel suo bilancio una parte del debito dei Paesi meno virtuosi dell'area).

E allora, come si attraversa l'ostacolo? Come può andare l' "Economia oltre la crisi"? La ricetta c'è e non ha nulla a che vedere con la dieta Dukan. Ce la propone l'economista Alberto Quadro Curzio in un intenso e appassionato libro-intervista a cura di Stefano Natoli, giornalista del Sole 24 Ore con una solida preparazione macro-economica. Sfogliando le pagine del libro – Editrice La Scuola – le idee sui "perché e i per come" di questa crisi diventano straordinariamente nitide. Così come le soluzioni applicabili concretamente per riportare in auge, e al più presto, l'Europa. Tantopiù alla luce delle sfide della neo-globalizzazione che sono alle porte.

Stimolato dal dialogo costruttivo con Natoli, Quadro Curzio risponde con dovizia di numeri e spiegazioni a quelle domande che assilliano un po' tutti in questa delicata fase di rivoluzione degli equilibri economici e geo-politici: sia economisti e addetti ai lavori ma anche neofiti che esigono chiarezza, che vogliono vedere la luce dietro questo buco nero della finanza che mette a repentaglio l'economia reale, i risparmi accumulati e anni di lavoro.

E così, nella lista degli ingredienti ci sono anche gli EuroUnionBond, un'evoluzione degli Eurobond presentati da Quadro Curzio per la prima volta già nel 2004 e rilanciati anche da Romano Prodi, che ha curato la prefazione di questo saggio. Il libro pone l'accento sulla necessità di «varare un Fondo finanziario europeeo che emette EuroUnionBond con capitale reale conferito» (e non solo garantito come previsto oggi per il fondo salva-Stati) attraverso un mix di riserve auree e di azioni di società che detengono reti. Insomma, con le riserve in oro e un programma di creazione di infrastrutture l'Europa può sul serio reimmettersi nel binario della crescita. Evitando riforme votate solo al rigore in cui rischia di derivare il nuovo "Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nel Ue", meglio conosciuto come Fiscal compact che contiene «prescrizioni troppo rigide che accentuano la possibilità di generare una recessione durevole piuttosto che una convergenza verso il pareggio di bilancio».

Nelle nuove fondamenta dell'Unione monetaria europea ci dovrebbe essere anche la creazione di un'agenzia di rating europea e allo stesso tempo il divieto «alle agenzie di rating di emettere giudizi sui titoli di Stato». Una strada che aiuterebbe l'economia reale a svincolarsi dalla pericolosa dipendenza dai mercati finanziari e dalla speculazione, che andrebbero regolamentati punto e a capo.

Un altro elemento focale, rincalzato da Natoli, è il tema dei fondi sovrani, che nei prossimi anni avranno una potenza di fuoco da 11mila miliardi di dollari. Per questo motivo c'è la necessità di intensificare la triangolazione con la Cina e la regione del Mena (Medio Oriente e Nord Africa), straordinari potenziali investitori per l'Eurozona.

Insomma, la strada per uscire dal guado di questa crisi globale - scoppiata nel 2007 prima negli Stati Uniti attraverso i derivati dei mutui subprime e poi riverbarata in Europa con alti tassi sui debiti sovrani ed economie in difficoltà alle prese con rigide misure di austerity – c'è e viene maestramente dipinta in questo libro. Da cui non si finisce mai di imparare. Come la tentazione di evitare, in questo momento più che mai, la caduta nei tanti luoghi comuni dell'economia e della finanza. Checché ne dica il premio Nobel per l'economia Rubert Mundell – che considera l' «Italia la minaccia più grande per l'economia di Eurolandia» - Quadro Curzio mette la firma sui buoni fondamentali dell'Italia, dall' «apparato produttivo manifatturiero, alla solidità delle nostre banche, al risparmio dei privati e al basso debito delle famiglie». Senza dimenticare «la ricchezza privata netta delle famiglie che è cinque volte il Pil» e oltre quattro volte il debito pubblico, il vero tallone d'Achille del nostro Paese.

L'Economia oltre la crisi
di Alberto Quadro Curzio
libro-intervista a cura di Stefano Natoli, giornalista del Sole 24 Ore

www.twitter.com/vitolops

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