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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 08:16.

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Nel 1943, Giaime Pintor, giovane promessa della cultura italiana morì, a soli 24 anni, dilaniato da una mina tedesca nel tentativo di attraversare le linee di guerra presso il Volturno per aggregarsi alla Resistenza a Roma e combattere il nazifascismo. Ma, circostanza poco nota, appena un anno prima il giovane intellettuale germanista aveva partecipato, insieme a Elio Vittorini, a Weimar, al secondo «Convegno dell'Unione degli scrittori europei», organizzato e finanziato dal ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels. Un raduno che diventa una sorta di crepuscolo dei sostenitori del nazifascismo. Partendo da queste vicende storiche Mauro Mazza (direttore di Rai Uno, ex direttore del Tg2) costruisce il suo romanzo di esordio, L'albero del mondo, che tesse una trama efficace mescolando vero storico e romanzesco verosimile, dove la storia principale finisce per intersecarsi con un altro personaggio, il fisico siciliano Ettore Majorana, scomparso nel nulla nel 1938. Tra le ipotesi che sono sempre circolate, infatti, sulla scomparsa del fisico catanese, padre di grandi intuizioni nel campo degli studi di fisica nucleare, fu avanzata quella di un rapimento tedesco per metterlo al servizio delle ricerche per ottenere l'ambita arma atomica.
L'adunata di Weimar, nel racconto di Mazza, è la scena di un mondo crepuscolare, cupo e tragico. La guerra è nella sua fase più acuta, con il fallimento dell'utopia nazifascista e le ombre inquietanti del vicino campo di concentramento di Buchenwald. I protagonisti, Pintor e Vittorini, cominciano a fare i conti con la realtà, con la propria coscienza, con le certezze in disfacimento. La loro vicenda è paradigmatica di un'intera generazione di intellettuali il cui approdo alla Resistenza, alla verifica dei fatti, non è stato così lineare come potrebbe sembrare. Il racconto si snoda sul filo dell'introspezione psicologica dei protagonisti. «Per noi, amico mio – fa dire Mazza a Pintor – il fascismo è stata una religione, una mentalità, un orizzonte.
Ora tutto vacilla di fronte alla strage di vite, alla devastazione delle coscienze». Pintor si riscattò con l'estremo sacrificio, resta di grande attualità la riflessione che questo romanzo pone sul rapporto fra cultura e utopie tragiche, incoraggiate a volte da fanatismi intellettuali.
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Mauro Mazza, L'albero del mondo, Fazi, Roma, pagg. 158, € 16,00

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