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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2012 alle ore 08:37.

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Fotografia di Fabrizio AnnibaliFotografia di Fabrizio Annibali

L'arteria europea E70 che collega la Turchia alla Spagna passa per dieci Paesi, compresa la Romania, dove attraversa un villaggio chiamato Buzescu tra le case sfarzose dei Rom ricchi. Le chiamano palatul tiganilor: le regge degli zingari. Su YouTube i video che le riprendono sono seguiti da commenti pesanti e qualche volta ironici: «La più alta concentrazione di kitsch per chilometro quadrato», si legge in uno di questi.

Buzescu è un villaggio di quasi 4.500 abitanti a cento chilometri da Bucarest, diventato famoso come scenario della gara a chi si fa la casa più grande e vistosa. La competizione a colpi di mattone, marmo e decorazioni deliranti è partita dopo la fine del comunismo. Quando ostentare ricchezza ha smesso di essere privilegio del regime o viatico per la prigione. E non è ancora finita: lo scorso Natale su uno dei palatul, ancora da terminare, lampeggiava la scritta "cel mai tare": il più figo, er mejo.

Torrette gotiche, simboli dell'euro e stemmi della Mercedes, colonne e capitelli, intonaci di tonalità caraibiche: le regge dei Rom di Buzescu sembrano opera d'un geometra nomade megalomane, una versione zigana e pop dello stile eclettico alla Coppedè. Ma chi c'è dietro alle facciate della Disneyland zigana? Da dove arrivano i soldi per costruire? Entrare in contatto con la comunità Rom non è facile. I "gaggi", i non Rom, sono pregati di farsi gli affari loro. I giornalisti di tenersi alla larga, specie dopo un servizio della televisione rumena che ha collegato la ricchezza di alcuni proprietari al racket dell'elemosina. Dopo diversi tentativi spunta la persona giusta. Si chiama Kostica Stancu, ha 55 anni e si presenta come mediatore tra gli zingari e le autorità: «Sono il rappresentante della comunità Rom di Buzescu.

Quando c'è un problema – dice – chiamano me. Se un Rom subisce un torto da un altro Rom e minaccia di vendicarsi o di andare dalla polizia, io gli consiglio di accontentarsi di un piccolo risarcimento perché rischia di finire ancora peggio. Se a scuola un bambino Rom picchia un bambino non Rom i genitori vengono da me e sistemo la cosa». L'uomo che risolve i problemi ha voce e modi pacati e sicuri, una barba bianca che gli dà autorità e un completo di pelle nera che riflette l'asfalto bagnato di questa giornata di pioggia. I Rom di Buzescu, spiega Stancu, sono circa 1.800, oltre un terzo della popolazione. Stancu è anche rappresentante locale del partito Rom per l'Europa, nella cui sede, una dépendance in legno di casa sua, racconta la storia della comunità: «Buzescu è stata fondata nel 1857. In questa zona i Rom hanno avuto storicamente una situazione privilegiata.

Quando gli altri Rom erano schiavi, loro, grazie a un boiaro comprensivo, Angel Kapr, potevano dedicarsi anche ai mestieri tradizionali e tenere per sé i guadagni dopo avere finito il lavoro in campagna. Quando è arrivato il comunismo hanno nascosto i soldi. Monete d'oro, talleri di Francesco Giuseppe, rispuntati dopo l'89. Ceauşescu li avrebbe confiscati. Poi è iniziata la gara a chi si costruiva la villa più sfarzosa». Stancu non usa la parola "tigan" (zingaro), la considera dispregiativa, preferisce il termine "Rom", lo stesso della sigla del partito europeista. Da dove arriva l'attaccamento per Bruxelles? In un volume del '73 stampato in Svizzera (Zingari, Edizioni Mondo), Francis Lang, cofondatore di Ètudes Tsiganes, scriveva: «Disgraziatamente, la residenza autoritaria massiccia ha fatto di un grande numero di zingari degli asserviti che compongono pietose borgate in cui regna una miseria dolorosa e triste». Il crollo del Muro e poi la libertà di circolazione seguita all'ingresso della Romania nell'Ue e nell'area di Schengen ha dato libertà di nomadismo. E la corte di giustizia alza la voce quando ritiene che i Rom della Romania siano oggetto di atteggiamenti razzisti o peggio di aggressioni, condannando Bucarest a pagare risarcimenti.

Un caso esemplare è stato l'incendio di diverse case Rom seguito all'accoltellamento di un ragazzo da parte di uno zingaro in discoteca: 200mila euro di indennizzo alle vittime. Storie come se ne sentono in Italia, dove i Rom sono un decimo rispetto alla Romania e molto più emarginati: «Da voi i Rom scelgono di vivere nei campi perché così non sono controllabili dalle autorità». A dispetto della integrazione forzata durante il comunismo, oscillano tra la miseria nera e il divismo dei manelisti. I cantanti di "manele", una specie di neomelodico napoletano versione zingara, con testi che parlano di successo, soldi, macchine e donne, sono infatti ricchi sfondati. Molti rumeni lo considerano un genere musicale da trogloditi o da criminali. Manco a dirlo i manelisti più famosi, come Florin Salam o Nicolae Guta, si sono esibiti a Buzescu con grande sventolio di banconote da 500 euro ricevuti per le dediche. Sulle strade di Buzescu non è che si veda molta gente: «Molti dei Rom di Buzescu – dice Stancu, che ha un passato da operaio in una fabbrica di cuscinetti – sono calderari, lavorano il rame, lo vendono nei mercati e alle cooperative agricole e sono sempre in giro». Hanno dunque la villa ma continuano a fare vita nomade o quasi.

Si guadagnano tutti questi soldi col rame? «Un tipico prodotto dei Rom calderari – spiega Stancu - è la caldaia per distillare zujka, un'acquavite di prugne. Una caldaia costa sui 1.500 euro». Quanto vale un palatul tiganilor? «Con la crisi i prezzi sono scesi, una villa che costava un milione di euro ora ne costa 500mila». Va detto che il motivo per cui alcune delle case sono vuote è diverso dal rame. Si dice, ad esempio, che il proprietario è in prigione per il racket dell'elemosina praticato in Italia.

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