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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2012 alle ore 08:32.

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Fotografia di Guido CastagnoliFotografia di Guido Castagnoli

In questo mestiere bisogna stare molto attenti a non fare confusione. Per esempio, se i mappamondi da spedire in Cile finissero per sbaglio in Argentina scoppierebbe un caso diplomatico per via dei contesi confini antartici. Ma potrebbero accadere guai anche peggiori: infatti i globi destinati a Siria o Iran non devono neppure menzionare Israele perché per loro semplicemente non esiste.

Poi c'è il problema mai risolto delle Islas Malvinas (o Falkland Islands per gli inglesi) sulle quali Buenos Aires vorrebbe sventolasse la bandiera del Sol de Mayo, quello del Kashmir disputato tra India e Pakistan e ancora Cipro che per il Governo di Ankara è divisa in due, visto che riconosce la Repubblica Turca del Nord. In Marocco invece vanno su tutte le furie se una ricca fetta di Sahara non viene inclusa nel loro territorio.

Tutte le grane del mondo sembrano concentrarsi qui, a San Colombano Certenoli. Curioso destino per un paesino di 2.667 abitanti alle spalle di Chiavari. Qui sorge il quartiere generale di Tecnodidattica: capannoni grigi e anonimi affogati nel verde della Val Fontanabuona, nulla fa presupporre che in questo angolo di Liguria prosperi l'azienda leader a livello mondiale nella produzione di mappamondi. Oltre un milione di globi all'anno, destinati per l'80 per cento al mercato estero: dimensioni che variano dagli 11 ai 128 centimetri, prezzi che oscillano dai 10 ai 6mila euro, 40 tipologie diverse, illuminati o meno, con colori e supporti di tutti i generi. C'è anche un modello speciale e accuratissimo prodotto su licenza di National Geographic, roba da intenditori. Poi ci sono le lingue, 35 in totale, compresi lo swahili, il giapponese, il thailandese, il russo, l'arabo e due diversi tipi di gaelico. Settanta dipendenti e circa 10 milioni di fatturato, che prima della crisi erano di più. C'è un'unica azienda concorrente sulla faccia della Terra, la Repglobe di Chicago, ma qui giurano che con la qualità del made in Italy non c'è proprio partita. Sembra strano, ma da qui è passato tutto il mondo. Infatti gli emissari dei governi vengono a San Colombano Certenoli (o a Impruneta, dove Tecnodidattica ha una seconda fabbrica, la Nova Rico) per concordare la cartografia dei mappamondi che verranno venduti nei loro Paesi.

Tutti qui ricordano un diplomatico iraniano che minacciò di rifiutare l'intera fornitura se il Golfo Arabo non veniva chiamato Golfo Persico. E nessuno ha dimenticato un generale, dal robusto appetito e dalla censura perentoria, inviato dal fu Saddam Hussein nel 1981 per sovraintendere alla costruzione di un globo speciale: Iraq e Paesi arabi erano colorati in arancione con nomi e capitali, il resto del pianeta era in giallo e senza alcuna scritta.

«Le cose vanno così, geografia e politica si intrecciano. Il planisfero è una precisa fotografia delle relazioni che intercorrono tra gli Stati. Ma anche il semplice aggiornamento è impegnativo: il 9 luglio 2011 abbiamo dovuto modificare tutti i globi perché il Sud del Sudan aveva ottenuto l'indipendenza», spiega Riccardo Donati mentre accarezza un modello Colombo di colore ocra, quasi fosse il cagnolino di famiglia. È lui l'uomo che, con il fratello Marco, conduce l'impresa fondata nel 1948 dal nonno in una bottega di via Stendhal, a Milano. Si sono trasferiti in Liguria nel 1974 perché al padre Renato piaceva il mare.

Ci guida nello sconfinata fabbrica, dove pile di scatoloni aspettano di partire. Sui cartelli sono scritte le destinazioni: Guatemala, Spagna, Corea, Germania (che in Europa è il cliente più importante). Da poco 100mila pezzi sono stati acquistati dalla Tanzania per dotarne tutte le scuole rurali. Sarà solo suggestione, ma ci vengono in mente Ferdinando Magellano e i viaggi nel Pacifico di James Cook, la Tenda Rossa di Nobile e Robinson Crusoe. «Vede come li costruiamo? Sino all'inizio degli anni Settanta si utilizzava la carta per coprire la sfera in cartone o vetro, poi con l'avvento della plastica è diventato tutto più veloce. Inoltre fino a vent'anni fa si disegnava a mano, ora con le carte politiche e fisiche di derivazione satellitare la precisione è impressionante.

Possiamo arrivare a produrne seimila al giorno. Ma negli ultimi anni gli ordini sono scesi del 25 per cento», si lamenta, senza troppo insistere, Donati. Servono tante macchine misteriose per stampare, plasmare e rifinire i planisferi. «Le mostro come facciamo: si avvolgono due semisfere di plastica con la carta geografica, che poi è una pellicola spessa pochi decimi di millimetro. Bisogna riscaldarla a 70 gradi perché aderisca perfettamente alla superficie sferica. Alla fine si uniscono le due calotte e si sceglie la base, che può essere di legno, metallo o plastica». Le mani che forgiano questi globi prima di avvolgerli nel cellophane si muovono come quelle di un chirurgo. «Noi ce la mettiamo tutta e, nonostante la recessione, andiamo avanti con nuovi progetti. Il mappamondo sta diventando sempre più complemento d'arredo – ci mostra una serie di globi variopinti – e in questo settore sta crescendo la domanda: così abbiamo creato la linea di tendenza Atmosphere, affidata a due designer danesi, Henrik Holbaek e Claus Jensen». Rossi, gialli, blu, verdi: i mappamondi di "design" costano una decina di volte in più rispetto ai normali. Ma c'è un problema: i cinesi li hanno già copiati. «Atmosphere è la Ferrari dei globi, quindi è logico che tentino di scopiazzare – dice ancora – ma per fortuna non hanno ancora la nostra specializzazione».

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