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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2012 alle ore 13:18.

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Negli improvvisi movimenti congelati dei danzatori a terra vengono in mente i calchi sculturei di Pompei: le posizioni bloccate degli abitanti per l'improvvisa eruzione della lava che li sorprese nel sonno uccidendoli. Lo ricordano la durezza espressiva dei corpi per la peste che affligge Tebe. Terrorizzati dalla maledizione delle Sfinge: quella dell'Edipo che punisce le persone fermando la loro vita, le loro emozioni, le loro passioni.

Un senso di catastrofe incombe nell'Oedipus/ Bêt Noir, della compagnia belga Ultima Vez di Wim Vandekeybus. Il gioco inizia lento, alla ricerca di un movimento che deflagrerà in gesti presto scagliati come pietre, che, complice la musica dal vivo di una band rock, rotoleranno in una danza brutale, primitiva, tagliente, terrosa. Vandekeybus affronta uno dei miti della letteratura greca, col suo tipico linguaggio fortemente fisico. Con scarponi e gonnella - look esteso a quasi tutti i sedici performer - c'è anche lui in scena, la "bestia nera" che danza e recita accanto ad altri due attori ripercorrendo con flash back il destino dell'anti-eroe che uccide involontariamente il padre, sposa la madre generando figli, e, scoperto l'orrore della verità si acceca.

Il suo Edipo re sofocleo ricavato dalla versione del drammaturgo Jan Decorte, esplora, ancora una volta, l'uomo con le sue paure e ombre. Il tema delle colpe dei padri che ricadono sui figli, trasmesse di generazione in generazione, trova in Vandekeybus materia vitale per la sua fantasia. Il suo approccio, più istintivo che analitico, è un mix di danza, teatro, musica ad alto voltaggio, dentro un contenitore scenico denso di immagini che si aprono su molti strati interpretativi.

Campeggia un enorme pannello circolare di bende colorate raffigurante un volto – Sfinge o monte Citerone – sul quale ci si inerpica, si sosta, si osserva dall'alto. Giù, sul palco, duetti violenti e istintivi, accoppiate ostili, schermaglie dure, trame ossessive, corpi innalzati come trofei, sequenze di movimenti rasoterra con l'energia acrobatica della breakdance, un nervosismo scattoso, una rotazione centrifuga e centripeta. Corpi che si urtano, cadono, si avvitano, vengono trascinati, sollevati. Appeso a testa in giù Edipo farà piovere, come una maledizione, centinaia di scarpe.

A ritroso la storia vedrà il vecchio Laio ingravidare Giocasta da cui nascerà il figlio morto predetto dall'oracolo: realisticamente un brandello di carne tenuta in mano. Un pargolo vero sarà deposto sul palco mentre l'incestuoso adulto non più vedente se ne andrà claudicante appoggiandosi ad Antigone. L'ultima delle foto di famiglia scattata, spegnerà la luce su questa torbida storia, alla quale gioverebbe qualche taglio in termini di narrazione e di movimenti di danza, alla lunga, ripetitivi.

Oediphus/Bêt Noir, Ultima Vez. Firenze, Fabbrica Europa. Alla Biennale Danza di Venezia, il 23 e 24 giugno, con la prima assoluta di "Booty Looting".
www.ffeac.org

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