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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2012 alle ore 08:16.

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Che cosa abbiano in comune Merce Cunningham, Carolyn Carlson, Pina Bausch, Jirví Kylián, William Forsythe, e la diva Sylvie Guillem lo spiega l'imminente Biennale Danza: un Leone d'oro alla carriera. Ci dobbiamo fermamente credere: non foss'altro perché la magnifica ballerina francese, destinataria del prestigioso premio per il 2012, ha elargito il suo fascino e la sua bravura proprio in talune danze dei già premiati, come si potrà ancora constatare in 6000 Miles Away, un trittico Forsythe/Ek/Kylián di cui sarà interprete due giorni dopo il conferimento della luccicante statuetta.
Interprete non vuol dire creatore: anche se nella danza contemporanea i confini tra l'uno e l'altro (Bausch insegna) si sono assottigliati, potremmo obiettare che la lista dei coreografi in attesa del premio lagunare è lunga, dagli americani che hanno fatto la storia del Modern e Post Modern, come Paul Taylor, Trisha Brown, Lucinda Childs, agli europei, come lo svedese Mats Ek. Premiandolo si riaccenderebbe il ricordo di Birgit Cullberg, la sua straordinaria madre-coreografa. Eppure, la confusione tra chi con le sue invenzioni ha mutato il corso di una forma d'arte, e chi se ne è fatto portavoce - inimmaginabile in altri settori performativi -, ha qualcosa di fisicamente diretto. La quarantasettenne Sylvie danzerà con il suo Leone d'oro tra le braccia ( non è vero ma l'immagine rende l'idea di un'incarnazione del premio nel premiato …), ci mostrerà il suo brillio in mille nuances espressive, conquistate con tante fatiche invisibili a occhio nudo.
Perfetta la sintonia con il vitalismo ecumenico del direttore Ismael Ivo: giunto al termine del suo lunghissimo mandato (otto anni), il danzatore brasiliano, diventato coreografo in Germania, potrebbe restare alla testa dell'Arsenale Danza della Biennale, scuola per ballerini di tutto il mondo ed espressione di compagnie cangianti, approdate anche nel suo Paese d'origine. Ma quest'anno è il Brasile a sbarcare in laguna con un dittico del Balé Teatro Castro Alves di Salvador di Bahia, e TooMortal, novità dell'anglo-indiana Shobana Jeyasingh da assaporare nel salone dei Santi Filippo e Giacomo, al Museo Diocesano, nuovo spazio acquisito dalla vetrina veneziana.
Awakenings è il suo titolo 2012 per celebrare, in accordo al Leone d'oro, il risveglio della creatività in molti danzatori come l'islandese Erna Omarsdottir, a lungo musa di Jan Fabre in We Saw Monsters, il beninese Koffi Kôkô, apripista della danza moderna in Africa, in La Beauté du Diable, e Cristiana Morganti, interprete storica del Tanztheater Wuppertal e autrice di Moving with Pina, monologo sull'esperienza di lavoro con la grande coreografa scomparsa nel 2009. Nel bel mezzo dei Risvegli c'è anche un'installazione di Forsythe: Nowhere and Everywhere at the Same Time e il revival di Line Up di Trisha Brown per il Corso di Teatrodanza della Scuola Paolo Grassi. L'iniziale tête à tête coreografico tra Ismael Ivo (La biblioteca del corpo) e Virgilio Sieni (De anima) potrebbe sensibilizzare sulla necessità che sia finalmente un italiano alla testa della prossima Biennale Danza: questa, intanto, si chiuderà con la compagnia del fiammingo Wim Vandekeybus in Booty Looting.
Ma prima c'è Sylvie, il Leone d'oro 2012: la diva fulva transvolata come Baryshnikov dal classico al contemporaneo. A diciannove anni era già étoile dell'Opéra di Parigi, a venticinque era fuggita a Londra per indispettire i compatrioti, a trenta modificava il Bolero di Béjart sotto lo sguardo condiscendente di Maurice che l'adorava. Poi, a trentacinque anni, creava pure lei: una Giselle, variazione dall'originale romantico, con un décor cinematografico e una certa vivacità nel movimento. Peccato per i costumi da sposa delle Willi: in guanti lunghi stile Jackie Kennedy-Onassis … ma non è l'innocente gaffe ad averle precluso la coreografia. Troppo intelligente per non scoprire da sola quanto l'arte del comporre o scomporre corpi nello spazio e nel tempo sia "faticosa", Guillem ha preferito continuare ad accordare sugli estri altrui il suo sensibile strumento-corpo, dottissimo e sempre in forma. Guardarla, del resto, è per ogni spettatore un privilegio creativo.
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Biennale/VIII Festival internazionale
di Danza contemporanea,Venezia,
8- 24 giugno; consegna del Leone d'oro
a Sylvie Guillem, 20 giugno

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