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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2012 alle ore 18:47.

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Se è vero che, quando muore qualcuno che ci è caro, ad andarsene è un pezzo di noi, chi è cresciuto negli anni Settanta e ne ha respirato le intense atmosfere musicali deve sentirsi parecchio più solo in questi primi cinque mesi di 2012. La decade dell'hard rock e della disco music, del progressive e del cantautorato ha perso infatti ben undici suoi protagonisti.

Con tutte le conseguenze del caso, in quanto a pubbliche manifestazioni di cordoglio sui social network e vendita di dischi. Perché – per quanto possa apparirvi venale come discorso – non c'è niente di più rivitalizzante, per il catalogo di un artista ormai lontano dal suo periodo di maggiore creatività, che l'ascesa ai campi elisi delle sette note.

L'anno in cui morì la disco. Spiazzante l'uno-due che la Grande Mietitrice ha messo a segno nell'ultima settimana: il 17 maggio se n'è andata Donna Summer, il 20 Robin Gibb dei Bee Gees, entrambi cresciuti altrove (la Summer negli States, Gibb in Australia) ma affermatisi in Europa, entrambi alfieri della disco, entrambi travolti da cancro. Affinità elettive che hanno puntualmente commosso chi trenta e più anni fa, piuttosto che stampare ciclostilati in sezione e occupare l'università, si ammalava di «Febbre del sabato sera».

Lucio e gli «angeli» del progressive. Qui in Italia gli anni Settanta sono stati però soprattutto un decennio di impegno politico e sociale, cantautorato e rock «progressivo». Non c'è allora da stupirsi che la scomparsa più clamorosa sia stata quella di Lucio Dalla, cantautore tra i più nobili e dotati, andatosene l'1 marzo, quasi in coincidenza con la sua data di nascita eternata da una celebre canzone («4 marzo 1943»). Negli anni Settanta mostrò di che pasta era fatto, con la trilogia realizzata in collaborazione con il poeta Roberto Roversi, fino a esplodere con capolavori quali «Come è profondo il mare» e l'album omonimo. Il progressive made in Italy ha pianto invece Angelo Carrara (morto il 27 marzo), geniale produttore che nel '73 fondò l'etichetta indie Trident e nel '79 tenne a battesimo la svolta pop-intellettuale di Franco Battiato con «L'era del cinghiale bianco». Tra le scoperte di Carrara c'erano i Trip, band anglo-italiana di rock progressivo immortalata nel film cult «Terzo canale. Avventura a Montecarlo», un interessantissimo musicarello psichedelico. Bassista dei Trip era Arvid Andersen, morto lo scorso 31 marzo.

Bigazzi, principe degli Squallor. Se poi all'impegno preferite il rock demenziale, il 19 gennaio di quest'anno non vi sarà sfuggita la notizia della morte di Giancarlo Bigazzi, paroliere fiorentino di innumerevoli best-seller della musica leggera (da «Rose rosse» a «Lisa dagli occhi blu») ma soprattutto front leader dei leggendari Squallor, il primo gruppo demenziale che si ricordi in Italia. Leggi i titoli della loro discografia e ridi di gusto o resti allibito: «Troia» (1971), «Palle» (1974), «Vacca» (1977), «Pompa» (1978) fino ad arrivare al concept musical-cinematografico «Arrapaho» del 1981. Senza la sua lezione non avremmo avuto Elio e le Storie Tese.

Le radici della musica americana. Illustri lutti hanno colpito grandi protagonisti della musica americana consacratisi negli anni Settanta. Il 20 gennaio è scomparsa per esempio Etta James, signora del blues che nei Sixties debutta alla corte della Chess Records e nel decennio successivo incrocia funk e rhythm and blues in una miscela parecchio interessante. Una signora R&B come Whitney Houston che nel '77 ha debuttato ancora 14enne e l'11 febbraio di quest'anno ci ha salutato. Il 19 aprile se n'è andato Levon Helm, batterista cantante di The Band, il gruppo roots che accompagnava (e completava) Bob Dylan all'epoca della sua piena maturità artistica. «The Last Waltz», loro live d'addio con pletora di superospiti filmato da Martin Scorsese, nel '76 portò l'esperienza del concerto nei cinema di mezzo mondo.

Altro session-man di culto è Donald «Duck» Dunn: negli anni Sessanta è stato il bassista di riferimento dell'etichetta Stax (per capirci: suona nei dischi di Otis Redding e di Booker T.), nei Settanta la spina dorsale dei Blues Brothers al «Saturday Night Live». Se conoscete a memoria le gesta cinematografiche di Ellmore e Jacke Blues, ricorderete la sua pipa fumante e la sua chioma riccioluta. È morto lo scorso 13 maggio. Se vi piace l'hard rock dei Seventies conoscerete in ultimo i californiani Montrose, omaggiati anche dai primi Iron Maiden. Il 3 marzo abbiamo perso il loro chitarrista e leader Ronnie Montrose. Perché l'«annus horribilis» della musica anni Settanta non risparmia chi pratica il distorsore.

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