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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 08:20.

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Chiunque abbia la vocazione di Immanuel Kant, «simbolo per eccellenza del viaggiatore in pantofole», apprezzerà il recente pamphlet di Pierre Bayard, dedicato agli esploratori sedentari, ai giramondo da cortile e ai turisti per caso. Come parlare di luoghi senza esserci mai stati è un saggio da contemplare come un mappamondo o da scartabellare come una Guide Routard: non è necessario spupazzarsi le oltre 200 pagine; è sufficiente saltare di legenda in legenda e di leggenda in leggenda. Simulando uno «scrupolo di onestà intellettuale», Bayard spiega: «Così come nel precedente lavoro, per ogni luogo citato indicherò qual è il mio livello di conoscenza in merito o, piuttosto, quale il livello di ignoranza». È il gioco del falso modesto che sponsorizza, nel frattempo, il «precedente lavoro»: Come parlare di un libro senza averlo mai letto. Il lettore curioso e con spirito di sacrificio, prima della gita fuoriporta, potrebbe studiare le opere menzionate: per saperne di Cina, spulciare Il Milione o, meglio, Le città invisibili; se Calvino ("Capitolo I") stanca, passare a Verne ("II"), a Glissant ("III"), a Chateaubriand ("IV"); altrimenti, saltare a pagina 95, «dove si chiede se in un articolo di giornale sia legittimo trasferire dei campi di tabacco», o alla 189, in cui «la Chicago immaginaria non serve a esprimere il rapporto amoroso tra i due protagonisti», figuriamoci la metropoli reale!
Rincorrere Bayard è snervante, e inutile per riabbracciare la fidanzata perduta in Illinois. Il trabocchetto dei rimandi, delle note a pie' di pagina, degli apici e dei pedici dà alla testa: chi insegue i numeri si ritrova a dare i numeri, soprattutto con quei libri furbetti sfogliabili a testa in giù, dall'"Indice" finale al "Prologo". Meglio andare «in nessun luogo» con a Yasmina Reza, autrice di fama internazionale anche grazie a Carnage di Polanski, tratto da una sua compassata pièce. «Non ho mai creduto che si dovesse archiviare (termine orribile) uno spettacolo. Intendo dire i passi degli attori sul palcoscenico»: Da nessuna parte è un'operina deliziosa sul desiderio di «voltar pagina» e il bisogno di oblio. Anche qui virgolette e citazioni abbondano, ma questa è una fiction necessaria, non solo sufficiente: «Lei dice, in Dio non sono mai riuscita a credere e non sono mai riuscita a non credere. Lei mi dice, mi piace l'ultima frase. Il resto, dice, è pietoso».
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Pierre Bayard, Come parlare di luoghi senza esserci mai stati, Excelsior 1881, pagg. 206, € 21,00;
Yasmina Reza, Da nessuna parte, Archinto, pagg. 56, € 12,00

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