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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2012 alle ore 08:14.

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Giusto quarant'anni fa, il Club di Roma pubblicava I limiti dello sviluppo e fu uno shock per la gente di molti Paesi. In maniera assai convincente, mostrava per la prima volta nella storia che il nostro globo e le sue risorse sono finite. Non tutte le prove di quel notevole saggio erano solide, ma era chiaro che il sistema globale possiede una memoria a lungo termine. Ogni soglia che superiamo oggi influirà sul futuro dei nostri discendenti. Se non teniamo conto dei bisogni delle prossime generazioni, saremo ricordati dolentemente come quelli che hanno contribuito alla distruzione di un habitat multimillenario.
Giorno dopo giorno diventa sempre più palese che l'umanità è la "popolazione animale" di gran lunga più distruttiva che sia mai vissuta sul pianeta; giorno dopo giorno continuiamo a distruggere per trarre altri benefici dalla natura. Spensieratamente, distruggiamo risorse conservate o accumulate nei millenni e moltiplichiamo la popolazione di quel vorace animale. L'avidità materialistica sembra prevalere sulla nostra lungimiranza per vari ordini di grandezza. Non serve molta intelligenza predittiva per anticipare un finale disastroso della nostra "cultura umana".
Questi fatti impongono alle nostre istituzioni accademiche di assumersi responsabilità rilevanti per la nostra sopravvivenza a lungo termine. Nessun altro ente può sostituirle. Né la politica né l'industria hanno l'indipendenza e la credibilità necessarie. La lungimiranza e il coraggio di dire verità impopolari sono responsabilità esclusive della comunità scientifica.
(1) Il primo compito è di fare un'analisi fondata e senza pregiudizi della situazione sociale, delle imprese industriali, delle politiche pubbliche. Nessuno può prevedere il futuro con certezza, si sa, e ci vuol coraggio per arrischiarsi ad affrontare problemi gravi che hanno un'alta probabilità di presentarsi. L'indipendenza dei ricercatori, dei professori universitari, consente loro di pronunciarsi con sincerità su questioni sociali, anche se contraddicono i pregiudizi di politici e grandi industriali, o i desideri del pubblico per intrattenimenti ludici.
(2) Il secondo compito è di trarre le conseguenze di tale analisi per elaborare modelli di comportamento sostenibile per gli individui, le comunità e gli Stati. Ciò richiede molta ricerca e la verifica di approcci alternativi. Com'è ovvio, minimizzare i consumi energetici e dare accesso a energie nuove sono fra i punti più importanti, così come l'uso di nuovi materiali, la sostituzione di materiali rari e di quelli dannosi per la salute.
(3) Formare futuri leader per la società, la politica e l'industria è una funzione essenziale delle istituzioni accademiche. Il suo marcato effetto a lungo termine può portare molte generazioni di insegnanti e di cittadini istruiti a stabilire una tradizione di comportamenti responsabili. L'educazione va ben oltre l'insegnamento di un sapere scientifico o tecnico, riguarda anche le questioni etiche e la responsabilità sociale.
(4) Nell'intera società la mancanza di una base etica, o il disprezzo ostentato per l'etica, favorisce l'interesse personale e la cupidigia. Perfino i dirigenti politici e industriali sono lungi dall'essere persone integre che meritino rispetto. Oggi c'è una carenza lampante di role-model degni di fiducia (e non solo in Italia) e i docenti devono sforzarsi in ogni modo di colmare questa lacuna. Il futuro dell'umanità dipende in gran parte da un comportamento etico a ogni livello della società. È nostra responsabilità di accademici bloccare con forza questa tendenza distruttiva e supplire con lungimiranza, riflessione e compassione verso gli esseri umani di oggi e di domani.
(5) Una strabiliante varietà di mezzi di comunicazione e di trasporto ha rimpicciolito il pianeta e reso la collaborazione trans e internazionale più importante che mai. Siamo tutti a bordo della stessa astronave e dipendiamo gli uni dagli altri in molti modi.
In una lettera del 30 luglio 1932 a Sigmund Freud, Albert Einstein scriveva «la ricerca di sicurezza internazionale implica che ogni nazione rinunci a una frazione della propria libertà di azione, della sua sovranità e senza alcun dubbio non esiste un'altra strada verso la sicurezza internazionale». Le stesse regole governano sia la coesistenza armoniosa delle famiglie e delle comunità che le interazioni tra gli Stati: il rispetto reciproco, la disponibilità ad aiutare e a condividere nelle situazioni di bisogno. Identità e tradizioni si possono preservare anche nelle relazioni strette, e portare a un clima vivace, stimolante e creativo. L'educazione offre opportunità senza uguali per le interazioni transnazionali, è il cortile di ricreazione, chiamiamolo così, dove incontrare modelli di comportamento benefici che possono durare per tutta la vita e – chissà – evitare gli scenari catastrofici in agguato.
Premio Nobel per la Chimica
(traduzione a cura di Sylvie Coyaud)
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