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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 08:14.
tanco dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande, lo scienziato si dedicò all'infinitamente medio.
Caustico come spesso gli accadeva, Flaiano in questo aforisma del suo Diario notturno non colpisce solo gli scienziati, ma la società odierna, il cui stemma sembra essere proprio la "medietà". Il troppo grande esige rispetto e genera umiltà: il troppo piccolo richiede finezza e acutezza d'analisi.
Il medio è di sua natura "immediato" e, quindi, facile e lineare. Solo che c'è in agguato un rischio evidente.
Dal medio al mediocre il salto è minimo. Se la medietà può ancora essere il tentativo di contemperare le esigenze estreme e di moderare gli opposti eccessi, la mediocrità è pura e semplice piattezza, è il grigiore, è – come si dice – un cuocere nel proprio brodo, senza un fremito o un sussulto. E questa, in realtà, è una malattia dell'anima.
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