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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 08:18.
La mobilitazione è in corso: camion che arrivano, casse da sdoganare, montacarichi in moto freneticamente, chilometri di immacolate pareti divisorie, e jet lag. Sta per iniziare «Art Basel» la grande kermesse; e presto vedremo la tensione di chi è qui per vendere e l'eccitazione di chi è venuto per investire, le vendite ai privati, più immediate, quelle alle istituzioni con le riserve in attesa che le commissioni passino la scelta al vaglio.
Come andrà quest'anno lo sapremo solo dopo. Ma le aspettative sono buone. Tanto più quest'anno «Art Basel» è favorita dal sincronismo perfetto con «Documenta e Manifesta», i due momenti più importanti di elaborazione critico-artistica: una concomitanza che ha contribuito a portare in Europa un gran numero di appassionati da tutto il mondo.
La prima edizione di «Art Basel», voluta da un gruppo di galleristi locali, si tenne nel 1970 e in poco tempo l'evento si attestò come la fiera d'arte moderna e contemporanea più influente del mondo; né accenna a lasciare il passo. Mentre il sistema internazionale delle fiere lascia trasparire difficoltà, «Art Basel» resiste; anzi, giunta alla quarantatreesima edizione, ed essendosi misurata con ogni congiuntura, compresa la crisi che nel 2008 aveva frenato l'arrivo di galleristi e collezionisti nord-americani – ma a risentirne fu soprattutto l'edizione invernale di Miami – si è ripresa e continua ad espandersi: ad «Art Basel Miami Beach», che nel 2011 ha festeggiato il decimo anniversario e oggi è la fiera d'arte moderna e contemporanea principale sul continente americano, si è aggiunta Hong Kong, la cui nascita è stata annunciata poche settimane fa.
«Art Basel» è ambìta occasione di consacrazione per qualsiasi galleria e paradiso dei collezionisti, occasione di vendite, di contatti; questo spiega lo sforzo dei galleristi per aggiudicarsi uno spazio malgrado l'impegno economico che la partecipazione comporta.
Quest'anno le gallerie partecipanti saranno 300, di 36 paesi di sei continenti, ed esporranno opere di oltre 2500 artisti. Selezionate dall'Art Basel Committee tra le quasi 1000 candidature. Le gallerie italiane sono quindici: Artiaco, Continua, Massimo De Carlo, Galleria dello Scudo, A arte Studio Invernizzi, Fonti, Magazzino, Gió Marconi Gallery, Massimo Minini, Franco Noero, Raucci/Santamaria, Christian Stein, Tega, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea, Zero. A ricandidarsi rispetto agli espositori dell'anno scorso è stato più del 99 percento delle gallerie: un sintomo di soddisfazione riguardo ai risultati. «Le potenzialità ci sono – conferma Maurizio Rigillo della Galleria Continua – molto dipende da ciò che si espone».
Tra le sezioni più interessanti Art Statements, che dal 1996 proponendo progetti personali di artisti giovani, si offre come trampolino di lancio. Da qui, in passato, sono transitati, per esempio, Ghada Amer, Kader Attia, Pierre Huyghe, Takashi Murakami, Ernesto Neto, Jorge Pardo, Hans Schabus, Gregor Schneider, Kara Walker. Quest'anno i progetti saranno 27, su oltre 300 candidature. Guarda a questo settore il Baloise Group, che assegna dal 1999 il suo Premio annuale a due progetti di spicco e li acquisisce per donarli a importanti istituzioni europee: quest'anno l'Hamburger Kunsthalle e il Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien.
Altri programmi di «Art Basel» insistono sugli aspetti di ricerca e di approfondimento, come «Art Parcours», «Art Film», «Art Basel Conversations» e «Art Salon», e «Art Feature», che si concentra su progetti curatoriali specifici: dialoghi artistici, mostre personali o materiale storico-artistico di carattere eccezionale. Ma la sezione che può riservare le maggiori sorprese è «Art Unlimited», che dalla sua creazione, nel 2000, consente alle gallerie, talvolta consociate per l'occasione, di presentare opere d'importanza e di dimensioni museali. Quest'anno saranno sessantadue; si vedranno, tra l'altro, installazioni Pier Paolo Calzolari (presentata da Tucci Russo con Bernier/Eliades di Atene e Marianne Boesky di New York), Mike Nelson (presentata da Franco Noero insieme a 303 Gallery di New York), e Shimabuku (presentata da ZERO e Air de Paris).
Ulteriori programmi per la «Basel-week» sono Design Miami/Basel, e le fiere collaterali che invariabilmente si accompagnano a quella principale, come «Liste», ormai affermata dopo sedici anni di operatività (64 gallerie presenti, distribuite sui tre piani della ex fabbrica di birra Warteck, tra le altre le milanesi Francesca Minini, Kaufmann Repetto e Fluxia, le napoletane T293 e Fonti, e la romana Monitor) e «Volta», che si svolge nella Dreispitzhalle. E, naturalmente, i numerosi musei di Basilea propongono in questo mese il meglio della programmazione annuale. Il tutto si configura come una sorta di sistema organico in cui calarsi per qualche giorno.
Ma ciò che veramente conta è l'autorevolezza che «Art Basel» ha assunto nel tempo: frutto di una profusione di impegno da parte dei galleristi che si percepisce a ogni passo, ispira sicurezza come piattaforma per chi voglia investire e così che riesce ad attirare non solo collezionisti, artisti, buyer, art dealer, direttori di musei, curatori europei e nordamericani, ma soprattutto il collezionismo recente, in via di sviluppo e ricchissimo di potenzialità, ma ancora bisognoso di rassicurazioni, dei paesi asiatici e arabi. Probabilmente in un prossimo futuro a fare la differenza saranno loro.
© RIPRODUZIONE RISERVATAArtbasel, Basilea, Fiera, dal 14 -17 giugno, info: www.artbasel.com