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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2012 alle ore 19:26.

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Fra poco tempo sapremo quali dei più importanti festival del jazz e dintorni che si tengono in Italia d'estate – ribadisco «i più importanti»: i mille festival di borgata non interessano questo discorso – saranno stati cancellati dalla crisi economica generale e specifica (culturale e discografica) o perlomeno ridotti in sofferenza. Ma intanto ci facciamo coraggio dopo aver assistito al successo eccellente e meritato della quattordicesima rassegna Jazz in'It di Vignola che apre l'estate, appunto, ed è appena terminata presso il magnifico Teatro Fabbri. L'idea di dedicarla al jazz «al femminile», molto al di là delle donne cantanti, è stata ottima e vincente. Siano rese lodi ai dirigenti del locale Jazz Club che l'hanno avuta.

Sgombriamo quindi il campo (si fa per dire) dall'unico gruppo «al maschile», cioè la Union Jazz Band che ha concluso il weekend musicale della città emiliana. Si tratta di una robusta orchestra di 18 elementi diretta da Marco Ferri che vi partecipa pure come sassofonista tenore, si avvale di quattro pregevoli arrangiatori – lo stesso Ferri e Roberto Sansuini, Michele Corcella, Stefano Caniato – e per l'occasione ha ospitato la bella voce di Alice Ricciardi. Il suo progetto prevedeva una produzione originale assai impegnativa intitolata «Another Duke». Musiche di Duke Ellington familiari a tutti, pertanto, ma con arrangiamenti differenti per un concerto di chiusura molto notevole: parti d'assieme compatte e robuste, assoli di classe. E la Union è nientemeno che un'orchestra fatta in casa, a Vignola e hinterland, con buoni professionisti ma anche con dilettanti che ci sono cresciuti dentro diventando i solisti che adesso ammiriamo. Ragion per cui al sottoscritto è venuto un pensiero cattivo, da rivolgere con sopracciglio severo ai vari jazzfest nostrani che non sanno dove trovare una vera big band, e ce l'hanno a due passi.

Veniamo alle splendide signore del jazz. Hanno imparato bene la vecchia lezione per cui si tengono concerti per vendere dischi per tenere concerti per vendere dischi e così via. Nel foyer facevano bella mostra di sé, ancora freschi di stampa, i cd «Under the Water» del duo pianistico Satoko Fujii & Myra Melford, «La Donna di Cristallo» di Cristina Zavalloni con il suo gruppo, «Hear in Now» dell'omonimo e raffinato trio d'archi di Matt Swift violino e canto, Tomeka Reid violoncello, Silvia Bolognesi contrabbasso e infine «Colors» del sorprendente Elise Hall Saxophone Quartet formato da Alessia Balia sax soprano e sax alto, Chiara Lucchini sax alto e canto, Anna Paola De Biase sax tenore, Alessia Berra sax baritono: il quartetto è stato la rivelazione del festival per chi non lo conosceva. I programmi dei gruppi si sono ovviamente attenuti (non sempre) a quelli dei rispettivi cd.

Tutte queste protagoniste hanno validamente contribuito al felice esito di Jazz in'It. E' stato giusto sostenere, come si è letto in sede di presentazione, che Satoko e Myra, pur essendo di estrazione differente, sono accomunate da spontaneità, eleganza, fluidità di pensiero e – giova aggiungere – da una comune visione dell'avanguardia musicale. Le virtuose dei trio d'archi non saranno più dimenticate dagli intenditori che le hanno capite, mentre agli altri si raccomanda l'ascolto ripetuto del loro cd. Cristina Zavalloni, con la Radar Band colma di nomi illustri, ha confermato il suo duplice grande talento di compositrice (tutti suoi i temi, salvo You Are My Thrill e i due bis chiesti a gran voce, My Favorite Things e Solitude) e di cantante, degna erede della straordinaria Cathy Berberian.

Qualche riflessione in più è dovuta al quartetto di sassofoni e al nome che porta. Elise Hall (Parigi 1853-Boston 1924) era un'americana di origine francese che per opporsi alla sordità sopravvenuta dopo una malattia, fu consigliata dal marito medico di studiare uno strumento fiato e scelse il sassofono. Se ne innamorò al punto da riunire nel 1899 una band di dilettanti, il Boston Orchestral Club. E siccome era assai facoltosa, commissionò varie opere a musicisti di spicco, fra le quali Rapsodie di Claude Debussy. E' bello e importante che quattro giovani sassofoniste, dopo il loro incontro e la decisione di dare vita al Saxophone Quartet al femminile, abbiano scelto di onorare Elise Hall. Chi se ne intende ed era in sala a Vignola, dopo le prime note del gruppo ha fatto un salto sulla poltrona. Lo farete anche voi se troverete il cd.

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