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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 12:54.

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Ogni epoca ha la sua guerra di Troia, in ogni luogo possiamo trovare Aulide, terra sospesa tra contemporaneità e passato primordiale, attraversata dal dramma con la dolente evidenza a nervi scoperti dei sentimenti esasperati e delle passioni. Così il martirio di "Ifigenia" del rumeno Mircea Eliade riscrive il Mito privandolo del pathos eminentemente tragico della classicità, percorrendo una delle vie possibili per esprimere attraverso la scrittura scenica un pensiero filosofico, ricco di implicazioni moderne e colmo di domande sul perché delle azioni umane.

Il Mito diventa strumento immortale per scandagliare e scavare nelle pieghe dell' esistenza, una resa dei conti dinamica e rinnovabile tra il Sacro e l'Eterno. Senza alterare la trama che conosciamo, Mircea restituisce una storia che trasuda del brusio delle umane debolezze e contraddizioni, senza tempo e confini. La tragedia diventa la nostra essenza, il nostro vivere. Gianpiero Borgia imposta il suo lento disegno registico su un piano fiabesco dagli effluvi orientali, un mondo trascendente invaso dal bianco degli eleganti costumi arabeggianti di Dora Argento. La spiaggia di Aulide è squassata dal vento perfido della tempesta voluta dagli dei iracondi. Tutto è sradicato e strappato come le anime dei soldati e comandanti, folate di guerra e morte annunciata, radono al suolo le coscienze. Un Totem a forma di ventaglio domina la bella scena di Massimo Albisi, dietro il paravento una donna nuda ondeggia, si contorce, scalpita, segnando il passo ai suoni della tormenta e al crescendo del percorso, fino al sacrificio di Ifigenia.

Perfettamente calato nel personaggio ecco il grande stratega Agamennone, corpo e voce possente del bravo Franco Branciaroli, che con disinvoltura cambiando toni e accenti, tratteggia la meschinità di un padre che obnubilato dal vento di guerra e potere, suo malgrado, è costretto a mandare la sua bambina al rogo. Ottimo il segno attoriale di Lucia Lavia, talento naturale in ascesa, nel non facile ruolo del titolo, creatura fragile e indomita, che sceglie determinata e incompresa di immolarsi per raggiungere la piena realizzazione. David Coco efficacemente delinea un Achille antieroe, guascone con spada fiorata e tallone scoperto per amore di Ifigenia. Non convince la prova di Loredana Solfizi, mascolina e impacciata Clitennestra, ben caratterizzato il mellifluo indovino Calcante di Salvo Disca. La spiaggia deflagrata di Aulide, svetta sulle nostre coscienze, amara metafora dei nostri tempi, la abitano non più eroi ma uomini confusi e inadeguati, menzogneri e senza scrupoli. Povera piccola Ifigenia, sola e considerata folle perché conosce il valore del sacrificio, perché ci crede a discapito della sua vita. E' di esempi come lei che avremmo bisogno per sentirci migliori.

Ifigenia di Mircea Eliade. Traduzione Horia Corneliu Cicortas. Regia di Gianpiero Borgia. Scene Massimo Alvisi. Costumi Dora Argento. Musiche originali Papaceccio MMC & Francesco Cespo Santalucia. Luci di Franco Buzzanca. Interpreti: Franco Branciaroli, Lucia Lavia, David Coco, Loredana Solfizi, Christian Di Domenico, Salvo Disca, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Elisabetta Mossa, Nicola Vero, Marina La Placa, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Giorgia Sunseri. Produzione Teatro Stabile di Catania - Teatro dei Borgia- Napoli Teatro Festival in collaborazione con l' Ambasciata di Romania. In scena il 13 giugno al Teatro Pausilypon- Napoli 26 giugno-4 luglio- Teatro greco-romano- Catania

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