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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 17:25.

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Piazza della Loggia: se la verità ce la dice il fumettoPiazza della Loggia: se la verità ce la dice il fumetto

Otto morti, più di 100 feriti. Avveniva 38 anni fa e spiccioli, il 28 maggio del 1974 a Piazza della Loggia a Brescia. Una bomba esplode durante una manifestazione dei sindacati, organizzata, ironia della sorte (e, soprattutto, della morte), per esprimere il dissenso popolare contro i tanti attentati che martoriavano l'Italia e soprattutto il bresciano in quel periodo. Strategia della tensione, l'hanno chiamata.

E dare una definizione, per quanto dura, è sempre un modo per canalizzare l'orrore, per sopportarlo e annacquarlo. Eppure basta analizzare quelle tre parole per comprenderne l'enormità: stragi pianificate da chi avrebbe dovuto difenderci da esse, sangue di gente comune versato in luoghi di convivenza civile, fossero piazze o banche (negli orari in cui c'erano i piccoli correntisti). A raccontarci tutto questo in Piazza della Loggia Vol 1, due esperti: Francesco Barilli e Matteo Fenoglio che, per Becco Giallo, avevano già disegnato e scritto Piazza Fontana. L'impostazione, però, è diversa: se quest'ultima venne raccontata avulsa dal contesto storico, il graphic novel Piazza della Loggia ci mostra la tragedia come tappa finale di un quinquennio partito nel 1969, partendo proprio da Piazza Fontana. E pur parlando di due opere di forte impatto e figlie di due grandi talenti, la nostra preferenza va proprio a Piazza della Loggia. Perché con la capacità che solo un fumetto sa avere- pensate ai reportage da Birmania, Corea Del Nord e Gerusalemme di Guy Deslisle- cerca di andare a fondo di un'Italia torturata da se stessa, in anni di piombo di cui ancora oggi subiamo le conseguenze.

Una bomba in un cestino portarifiuti, un attentato neofascista a cui non sono bastati 4 processi per svelare i propri colpevoli (l'ultima sentenza è arrivata poche settimane fa, un nulla di fatto ben poco pubblicizzato sulla carta stampata e in tv ma che ha suscitato tanta indignazione in Rete). Barilli e Fenoglio scelgono un bianco e nero pulito, un tratto deciso e allo stesso tempo accurato per provare l'impossibile: raccontare in poche pagine- poche rispetto a quanto è stato scritto da giudici, avvocati e saggisti- quel clima, quei fatti, quelle ingiustizie. L'Italia era sconvolta da un vento di conservazione che voleva annichilire i movimenti giovanili, la contestazione contro il sistema. Quest'ultimo reagì, nei suoi apparati deviati ma non solo, con violenza inaudita prima e indifferenza ora. Queste tavole, allora, non diventano solo un (capo)lavoro per non dimenticare, ma anche il racconto per immagini- spesso più efficaci di tante, troppe parole- di qualcosa che spesso rimane nell'oscurità dell'oblio solo per la complessità che porta con sé. E qui semplificare non fa mai rima con superficialità, l'agilità dipende dal mezzo narrativo e non dai contenuti. Ed è questa la forza che, a dirla tutta, è anche la cifra stilistica e narrativa delle Edizioni Becco Giallo.

Il pregio più grande di questo volume è proprio l'incontro tra una documentazione accurata- frutto di ricerche d'archivio molto approfondite- e la forza delle immagini. Lo zoom sul cestino portarifiuti, alcuni primi piani ti danno la stessa scossa emotiva di un grande film, la scrittura dei testi (lettering compreso) non è mai lasciata a caso, mantenendo alta la tensione politica, giuridica e "sentimentale", grazie a un tratto classico e contemporaneamente moderno.
E alla fine capisci quel sottotitolo, il "Non è di maggio" pasoliniano: perché dopo questo graphic novel hai l'impressione di sapere, anche se non hai le prove. O meglio, le sentenze. Che saranno protagoniste del Volume 2, in preparazione.

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