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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2012 alle ore 08:16.

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Nel 1977 lo psichiatra George Engel proponeva il modello «biopsicosociale» come alternativa a quello «biomedico», per rifondare epistemologicamente la medicina, e farle superare l'impoverimento culturale dovuto al successo degli approcci riduzionistici. Per 35 anni il punto di vista sistemico di Engel ha enfatizzato, in modo generico, l'importanza dell'atteggiamento olistico, aprendo però la strada soprattutto a dottrine superstiziose (omeopatia eccetera) e a epistemologie relativiste. Ebbene, proprio l'approccio riduzionistico, utilizzato da Benedetti per studiare gli effetti placebo, spiega perché la relazione medico-paziente è di per sé un atto terapeutico, prescindendo dal trattamento (si auspica sperimentalmente controllato), a cui può portare. Insomma una prova, se serviva, che le scienze sperimentali non minacciano quelle umane. Anzi, valorizzano quel che di buono davvero c'è, ed è tanto, nelle strategie comportamentali più intuitive innescate dalle relazioni interpersonali.
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Fabrizio Benedetti, Il cervello del paziente. Le neuroscienze della relazione medico-paziente,
Giovanni Fioriti Editore, Roma,
pagg. 304, € 32,00;
Fabrizio Benedetti, L'effetto placebo. Breve viaggio tra mente e corpo,
Carocci Editore, Roma, pagg. 126, € 12,00

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