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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2012 alle ore 08:19.

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di Emiliano Morreale
Tra le ormai centinaia di festival del cinema che popolano la penisola, quello di Pesaro è indubbiamente uno dei più gloriosi. Il suo nome è legato alla stagione delle nouvelles vagues quando, sotto la direzione di Lino Micciché, la cittadina marchigiana era il luogo in cui incontrare i film (e i registi, e gli attori) delle nuove ondate provenienti dalla Francia, dagli Stati Uniti, dai Paesi dell'Est, dall'America Latina. Fu lì, per esempio, che Pier Paolo Pasolini lanciò le sue teorie sul cinema come «lingua scritta della realtà».
Poi il Festival del Nuovo Cinema (questa la sua programmatica denominazione, mantenuta fino a oggi) sarà, fra l'altro, teatro di alcuni scontri critici generazionali, tra la vecchia guardia di osservanza neorealista e i giovani turchi che rivalutavano il cinema del ventennio fascista, o i film popolari degli anni Cinquanta. Oltre al concorso il Festival pesarese ha trovato la propria via in retrospettive che permettevano di rifare il punto su momenti o nomi importanti del cinema italiano (da Olmi a Bellocchio, da Argento a Lattuada) e sulle principali cinematografie contemporanee. Negli ultimi tempi è stata la volta, ad esempio, di Israele e della Russia, sicuramente tra i luoghi da cui sono venute di recente le cose più interessanti. Quest'anno, sempre sotto la direzione di Giovanni Spagnoletti, il festival riprende idealmente il filo con le proprie origini, ricordando il cosiddetto «manifesto di Oberhausen» che segnò la nascita del nuovo cinema tedesco, preparando la strada ai fratelli minori Wenders, Herzog, Fassbinder.
Tra i titoli in concorso da segnalare, Children of Sarajevo di Aida Begic, uno strambo film giapponese, giovanilista-tarantiniano, Tokyo Playboy Club di Yosuke Okuda, e l'italiano Un consiglio a Dio di Sandro Dionisio, con Vinicio Marchionni, che affronta un tema di tragica attualità (l'ecatombe di migranti che cercano di raggiungere le nostre coste). Il regista al centro della personale, curata da Vito Zagarrio, è Nanni Moretti, ma quest'anno l'Italia ha uno spazio particolare, che permette di fare il punto su quella che è forse ancora oggi la sua parte più interessante: il cinema documentario. Una sezione retrospettiva propone 20 titoli italiani degli ultimi anni: Palazzo delle aquile di Savona, Porto e Sparatore; Grandi speranze di Parenti e d'Anolfi; Cadenza d'inganno di Leonardo Di Costanzo; e poi Pietro Marcello, Marco Bertozzi, Gianfranco Pannone, Sergio Basso eccetera, attraverso una gran varietà di stili, dal film di montaggio al cinema diretto. L'occasione per confrontarsi con una parte viva del nostro cinema, che ci ha regalato autori e opere da ricordare, molto più dei film narrativi di finzione.
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Mostra internazionale del nuovo cinema, Pesaro, dal 25 giugno al
2 luglio; www.pesarofilmfest.it

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