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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2012 alle ore 14:15.

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Il lusso, lo sfarzo e l'arte del banchetto rinascimentale. Nelle stanze di Villa d'Este a Tivoli entra in maniera naturale il racconto della magnificenza a tavola, non solo alla corte di Ippolito II d'Este, che fece della dimora dalla cento fontane la sua residenza estiva, ma di un intero periodo: "La tavola è lo specchio fedele di ogni epoca", rivela June di Schino, una delle curatici della mostra Magnificenze a tavola. Le arti del banchetto rinascimentale (allestita fino al 4 novembre) insieme a Marina Cogotti. E l'Italia era il punto di riferimento europeo per i trattati di gastronomia, dell'imbandigione e della dietetica, "un punto di vista, quest'ultimo, se vogliamo moderno", afferma Cogotti, direttrice di Villa d'Este.

L'esposizione si apre proprio con la materia letteraria. Ecco in una bacheca uno dei capisaldi all'origine della cucina italiana: il manoscritto (1547) e poi la stampa (1549) di "Banchetti composizioni di vivande et apparecchio generale" di Cristoforo Messisbugo, in cui spiega cosa non doveva mancare nelle dispense dei principi, i compiti dei vari officiali (scalchi, trincianti, bottiglieri) e quali addobbi, musiche e danze si dovevano eseguire tra una portata e l'altra. Perché l'arte del convito non era semplicemente legata al gusto, ma al bel servire e alla sua messa in scena. Infine, il gastronomo della corte Estense di Ferrara, enumera 315 ricette tra carne, pasticci, verdure, dolci, minestre, ecc.

Lo sfarzo scenografico della tavola imbandita lo si assapora nella sala del Trono dove sono esposti piatti d'argento, ceramiche istoriate, vassoi intarsiati di pietre dure, vasi da pompa in maiolica policroma provenienti dal Museo Civico di Modena. Anche il tagliere con immortalate le "Nozze di Alessandro e Rossana", il versatoio a forma di chiocciola d'argento e d'oro della prima meta XVII secolo e il mesciroba a forma di animale marino di 25 centimetri attirano l'attenzione. Si mescolano tra un oggetto e l'altro, tra i toni caldi degli strumenti da tavola, bianchi tovaglioli piegati a regola arte. Ebbene, esisteva anche l'arte della "divina" piegatura per rendere ancor più sontuosi i banchetti. Il lino inamidato assumeva forme svariate, ecco galli, tartarughe, barche e corone di tessuto, i tovaglioli diventavano magicamente sculture. A riprodurre la tecnica descritta da Mattia Giegher nel suo manuale del 1639 "Li tre trattati" ci ha pensato per l'occasione l'artista catalano Joan Sallas.

Lo stupore non termina qui la sua corsa. La stanza successiva dedicata al trionfo di zucchero infatti conquista la vista e l'olfatto. Il profumo dolciastro ci porta indietro nel tempo quando l'alimento, allora costosissimo, non mancava mai nelle pietanze dei nobili, addolciva pesce, verdure e zuppe. Inoltre veniva utilizzato come materia artistica. Una tenda trasparente protegge le sculture di putti, fiori, divinità, figure zoomorfe rigorosamente realizzate in zucchero. Lo scopo? Sempre lo stesso: meravigliare i convitati.

Magnificenze a tavola. Le arti del banchetto rinascimentale.
Villa d'Este, Tivoli
Fino al 4 novembre
www.villadestetivoli.info

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