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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2012 alle ore 09:03.

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Ligabue, Guccini e i Nomadi «raccolgono» 2,5 milioni per i terremotati. E la Rai sospende gli spot durante il Concerto per l'Emilia (Ansa)Ligabue, Guccini e i Nomadi «raccolgono» 2,5 milioni per i terremotati. E la Rai sospende gli spot durante il Concerto per l'Emilia (Ansa)

Che il Concerto per l'Emilia fosse un azzardo era chiaro già in partenza. Provateci voi a mettere sullo stesso palco Francesco Guccini e Raffaella Carrà, Ligabue e Laura Pausini, i Modena City Ramblers e Nek, il flauto traverso di Andrea Griminelli e Gianni Morandi. Tocca allora davvero complimentarsi con Beppe Carletti, storico tastierista dei Nomadi e organizzatore dell'evento perché ieri sera, in uno Stadio Dall'Ara di Bologna gremito da quasi 40mila spettatori, è andata in scena una imprevedibile «coincidenza degli opposti» musicali.

Pochissime note stonate, Raiuno che una volta tanto fa servizio pubblico nell'accezione più alta del termine (tre ore circa di show senza nemmeno uno spot), il valore aggiunto del ritorno di Caterina Caselli dopo 42 anni di silenzio e un «tesoretto» di 2,5 milioni raccolto per i terremotati dell'Emilia tra incassi di botteghino e proventi degli sms inviati dai telespettatori.

La «solitudine» del Blasco. S'è visto quasi tutto il meglio della musica emiliano-romagnola a rapporto. Con un quasi che coincide con il grande assente: Vasco Rossi che fin dall'inizio ha deciso di non essere della partita, complice l'antagonismo con Ligabue. E che ieri su Facebook, dopo aver scatenato la solita caterva di polemiche tra i follower con il post «Grignani è il Jhon (sic!) Lennon italiano», ribadiva che «la solitudine è una necessità». Messa in questi termini, torna alla mente il morettiano: «Mi si nota di più se me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Per il resto, c'erano tutti.

Il duetto Guccini-Caselli. C'era Zucchero che ha rotto gli indugi, prima ancora della sigla televisiva per la diretta su Raiuno, dettando i tempi con una ballata - «Il suono della domenica» - dedicata proprio alla sua terra squassata. Ha cantato e s'è commosso. Fabrizio Frizzi, presentatore e unico non emiliano della serata, ha introdotto quindi Guccini che ha prima intonato i versi de «Il vecchio e il bambino» e poi accolto sul palco la Caselli. La signora sa di non avere più la voce e il caschetto d'oro dei tempi del Piper ma ci mette tanta generosità e sulle note alte si prende i suoi rischi. Duetta con il cantautore sulla ballata beat «Per fare un uomo» - incisa da lui, da lei e dai Nomadi – con Beppe Carletti al pianoforte, quindi si abbandona ai versi di «Insieme a te non ci sto più» che Paolo Conte le scrisse. Lieti di rivederla con l'entusiasmo di sempre, soltanto un po' più matura.

Tripudio per Ligabue. Il pubblico impazzisce quando sul palco sale Luciano Ligabue accompagnato dalla sola sua chitarra acustica. Esegue «Il giorno di dolore che uno ha», composta nel '97 in memoria del grande giornalista rock Stefano Ronzani ma perfetta a commento dei fatti del sisma, quindi vira sull'ottimismo della recente «Il meglio deve ancora venire». Carletti mette il primo punto allo spettacolo raccontando l'entusiasmo dei colleghi musicisti che, chiamati non più di 20 giorni prima dell'impegno, hanno risposto senza esitazione alla causa. Gli ruba la scena Raffaella Carrà che prima chiede ai politici di «alleviare la burocrazia» che impedisce una rapida ricostruzione, quindi supportata da una base balla e canta (un po' dal vivo, un po' in playback) la sua vecchia hit «Rumore».

L'omaggio a Dalla. Con i Nomadi sul palco lo spettacolo riprende le coordinate della musica suonata e c'è da dire che il nuovo cantante Cristiano Turato appare perfettamente a suo agio con brani ingombranti come «Io vagabondo». L'emozione passa senza fermarsi dal prato dello stadio al retropalco. Ed è Samuele Bersani, abile a rispolverare «Giudizi universali», a raccontare dei «lacrimoni» dei colleghi quando tornano dietro le quinte. Brividi che percorrono la schiena quando sui maxi schermi appare la foto di Lucio Dalla mentre Gianni Morandi, in un duetto con il leader degli Stadio Gaetano Curreri, riporta Bologna a cantare in coro «Piazza Grande». Tra un'esibizione e l'altra ci scappa pure qualche fischio quando Fabrizio Frizzi ricorda l'imminente visita del Papa nelle zone terremotate.

La soddisfazione di Carletti. A fare un bilancio dell'iniziativa ci ha pensato lo stesso Carletti, sul palco accanto al presidente della regione e commissario straordinario Vasco Errani (che ha assicurato che «non faremo quello che è stato fatto da altri parti. Non ricostruiremo paesi due o paesi tre. Rivogliamo le nostre comunità»): più di un milione di incassi allo stadio e altrettanti on le donazioni via sms. Poco prima della mezzanotte, dopo le prove non proprio memorabili di Nek e Paolo Belli, un secondo omaggio a Dalla è arrivato da un'altra delle artiste più attese, Laura Pausini, che ha duettato con Cesare Cremonini sulle note de «L'anno che verrà» a partire da un «Caro Lucio ti scrivo». L'evento si chiude con i Nomadi a eseguire l'intramontabile «Dio è morto». Ci sarebbe stata benissimo una jam finale con tutti gli ospiti insieme sul palco come nei grandi benefit live di oltre oceano. Ma va bene anche così. Siamo in Italia e mantenere l'equilibrio, quando si organizzano eventi del genere, non è mai facile.

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