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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2012 alle ore 10:42.

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"L'uomo è nato libero e tuttavia è dappertutto in catene". Con queste parole inizia Il Contratto Sociale (1762) con il quale Jean Jacques Rousseau – padre ambiguo sia dell'illuminismo, sia del romanticismo - fonda la teoria nella quale dovrebbero trovare luogo le palafitte di una società costruita sulla concezione secondo cui nessun uomo, senza consenso, può esercitare autorità su un altro uomo.

I diritti di ognuno, secondo Rousseau, vanno ceduti a tutti gli altri per evitare che vi siano posizioni privilegiate e affinché vengano correttamente interpretati i concetti di libertà e uguaglianza. Questo testo è stato precursore e ispiratore della rivoluzione francese che si sarebbe verificata dopo poco meno di un trentennio.

Il comparto politico diventa la comunità, capace di creare un'unica volontà alla quale tutti si possono assoggettare e il popolo diviene suddito di se stesso, idea ben diversa dal più moderno "popolo sovrano". Anche le leggi, secondo il filosofo illuminista, sarebbero dovute essere approvate dal popolo, benché fosse prevista la possibilità che venissero concepite da un organo esterno alla comunità. Questi pensieri, dati alla stampa da un Rousseau cinquantenne, lo costrinsero a lasciare la Francia per riparare in Svizzera, la sua terra natìa. Neppure a Ginevra però l'opera venne accolta con favore, e gli esemplari furono bruciati in piazza. Anche gli anni a seguire non furono facili: la volontà super partes tanto decantata gli si rivolta ancora contro, costringendolo a riparare in Inghilterra (è il 1767) insieme a Thérèse Levasseur, che diventerà sua moglie un anno dopo.

Il pensiero che, forse più di tutti, caratterizzò Jean Jacques Rousseau non ha trovato spazio all'interno del concetto di Stato, né quello a lui contemporaneo né in quello moderno, disegnato come un'autorità che impedisce il dominio di un uomo su un suo simile puntando sull'indipendenza e sulla protezione dei singoli da ogni forma di arbitrio. La sovranità che non può nuocere a se stessa è, di fatto, il pensiero di una democrazia perfetta che forse non può trovare spazio negli assetti sociali attuali ma che ha contribuito a lasciarsi alle spalle un "ancien régime" e ha saputo dare spunto a spiriti molto di versi tra loro, ispirando Thomas Jefferson e Carlo Marx.

A trecento anni dalla nascita, avvenuta il 28 giugno 1712 a Ginevra (l'omonimo Cantone aderirà alla Confederazione Elvetica solo nel 1815), visse una giovinezza difficile (la madre morì di parto) e girovaga che lo portò anche a Torino.

Si spense a Emenonville, paesino dell'Oise, il 2 luglio 1778 in quasi completa solitudine non incontrando praticamente mai, in vita, quella bontà che riconosceva all'uomo al suo stato naturale. Oggi, tre secoli dopo, il suo pensiero offre ancora tanti spunti di riflessione.

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