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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2012 alle ore 08:20.

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Un fotografo uccide il presente e congela il passato, ma se di questo passato non esistono tracce lo si può ricostruire in scena; così il fotografo potrà fissare un finto presente-passato teatrale ma tanto vero da irretire il pubblico. A questa fascinosa catena di rimandi mnemonici è dedicato booty Looting (espressione idiomatica per «rubare dal già rubato»). La novità di Wim Vandekeybus, coprodotta dalla Biennale Danza 2012, sembra anzitutto smentire What the Body Does Not Remember, il primo successo dell'artista belga in via di ricostruzione. In quell'exploit del 1987, Wim, poco più che ventenne, inventava un suo gergo corporeo irruente, pericoloso e poi copiatissimo, dando un sonoro schiaffo al passato.
Ora, a quarantanove anni, va inanellando storie dentro storie, e guarda caso quasi tutte, come nel già apprezzato Oedipus/bêt noir, ritornano alla tragedia greca. In booty Looting si parte da Like America e America Likes Me, temerario esperimento di Joseph Beuys, autoreclusosi in una gabbia assieme a un coyote, e si approda a Medea. Al bravissimo attore-imbonitore Jerry Killick spetta condurci per mano nel dedalo delle trasformazioni di una presunta antropologa, corsa a studiare il «caso» Beuys/coyote, ma che si dà il caso abbia lo stesso nome di un'attrice della compagnia: la tedesca Birgit Walter. Costei piano piano, scatto dopo scatto, danze di morte dopo danze di finti coyote assatanati, diviene la maga della Colchide e uccide i figli, naturalmente a causa della nuova sposa del suo Giasone.
Sulle prime l'eroe ci viene presentato come uno dei tanti amori sfortunati, ma fertili dell'attrice. Anzi, un siparietto recuperato dall'abile fotografo, sempre in azione nella spoglia scena del Teatro alle Tese, immortala la famigliola sullo sfondo di ridenti montagne coperte di neve, e la proietta grazie ai marchingegni che traducono i suoi scatti. I successivi clic fissano però una Walter che si veste da Medea simile a una diva o a una danzatrice d'inizio secolo, prima che il suo viso si deturpi in uno strazio di fango: orribile maschera in putrefazione, bestiale escremento. La pregnanza angosciosa di simili immagini, l'irruenza (ancora ma con altre cadenze!) della danza, - che sa farsi hip hop rabbioso, oppure morbido e fragile dialogo fisico -, la pertinenza della musica dal vivo, nel saliscendi di dramma ed eccitazione giocosa, e la recitazione conferiscono a booty Looting un effetto calamita.
Non ci si può distrarre dal rimescolio dei pezzi di questo teatro totale, soprattutto da una progettazione coreografica ampiamente basata sul ritmo e sul tempo. Vandekeybus sarà un artista tentacolare, pure cineasta, regista. Sarà anche, qui, l'alter-ego del fotografo, ma è intimamente metteur en danse (anche quando lo strumento non è la danza), e indica una strada compositiva libera e ferrea in cui non sono solo le storie vere e/o false a incastrarsi ma pure le diverse passionalità declinate sia in ogni espressione del corpo, sia nella restituzione bidimensionale. La sua cifra migliore è risorta, e si è pure rinnovata.
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booty Looting/Ultima Vez di Wim Vandekeybus, visto alla Biennale Danza, Teatro alle Tese, e ora in tournée, dal 6-8 agosto anche a "Impuls Tanz", Vienna

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