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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 12:53.

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Una scenda dal film 'The way back'Una scenda dal film 'The way back'

Finalmente il blockbuster che in molti stavano aspettando. Dopo un mese di giugno da incubo per i botteghini italiani, in questa prima settimana di luglio arriva nelle nostre sale, in contemporanea mondiale, «The Amazing Spider-Man», il film chiamato a risollevare le sorti di un box office sempre più in crisi.

Diretto da Marc Webb, alla sua seconda prova per il grande schermo dopo «(500) giorni insieme» del 2009, «The Amazing Spider-Man» è un ritorno alle origini di uno dei supereroi più amati degli ultimi decenni. Non un prequel della saga diretta da Sam Raimi con protagonista Tobey Maguire, ma un vero e proprio reboot: un nuovo inizio in cui Peter Parker, adolescente solitario e introverso, scoprirà di aver sviluppato straordinari poteri dopo essere stato morso da un ragno radioattivo in un laboratorio.

Il confronto è inevitabile (il primo «Spider-Man» di Raimi è di soli dieci anni fa) ma in questo caso, a causa di una lettura del personaggio unicamente semplice e scanzonata, il risultato è quello di un teen movie di medio livello che testimonia quale sia la considerazione odierna delle major hollywoodiane per il proprio pubblico di riferimento.
Seppur Marc Webb dimostri di avere buone capacità registiche, le idee visive scarseggiano e la spettacolarità non viene aiutata da un 3d di cui si potrebbe davvero fare a meno.

In un cast in cui i due protagonisti Andrew Garfield ed Emma Stone, rispettivamente interpreti di Peter Parker e Gwen Stacy, fanno il loro dovere e nulla più, il migliore è l'ottimo Rhys Ifans nei panni di Lizard: il cattivo di turno che potrebbe tornare anche in un ipotetico sequel.
Particolarmente atteso (soprattutto dal pubblico più cinefilo) è anche «The Way Back», l'ultima fatica del regista australiano Peter Weir, che sbarca nelle nostre sale con quasi due anni di ritardo dalla presentazione al Telluride Film Festival.

Ispirato alle memorie di Slawomir Rawicz, il film, ambientato tra il 1939 e il 1942, racconta la fuga di un gruppo di prigionieri da un gulag siberiano: privi di cibo e di un adeguato equipaggiamento, si avventureranno in un viaggio che riserverà loro difficoltà e tragedie inimmaginabili.
Come spesso è avvenuto nel corso della sua carriera (da «Picnic ad Hanging Rock» del 1975 o al più recente «Master & Commander» del 2003 gli esempi sono diversi) Weir, piuttosto che focalizzarsi sulla ricostruzione storica del periodo di riferimento, concentra le sue forze nel rendere il paesaggio circostante affascinante e minaccioso al tempo stesso.

Più macchinoso del solito, anche a causa di una sceneggiatura spesso ridondante, il lavoro dell'autore australiano si dimostra ancora solido e coerente con la sua idea di cinema: come il Jim Carrey di «The Truman Show», altro titolo tra i più rappresentativi della poetica di Weir, anche i protagonisti di «The Way Back» sono esseri umani, sperduti e spesso impotenti, chiamati a lottare con tutte le forze a disposizione per salvarsi e trovare un posto nel mondo.

Da segnalare un gruppo di attori in ottima forma, da Jim Sturgess a Colin Farrell, tra i quali svetta un monumentale Ed Harris.
Infine, tra le nuove uscite, una menzione per «Quell'idiota di nostro fratello», commedia indipendente americana, diretta da Jesse Peretz con protagonista Paul Rudd.
L'attore interpreta Ned, un trentenne ingenuo e sempre ottimista, che, dopo aver passato un breve periodo in galera per aver venduto droga a un poliziotto, si trova costretto a chiedere aiuto alla sua famiglia, con la quale ha da tempo pochi contatti.

Le prime sequenze appaiono più che discrete, ma la verve creativa di «Quell'idiota di nostro fratello» si spegne quasi subito rendendolo un prodotto convenzionale e privo d'interesse che, nel tentativo continuo di essere alternativo e scandalizzare, si dimostra molto più politically correct della media delle produzioni a stelle e strisce. Indipendenti o meno che siano.

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