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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 15:35.

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Ma quanto erano sporcaccioni i Moche?Ma quanto erano sporcaccioni i Moche?

Un terzo dello spazio espositivo del Museo Larco di Lima è dedicato alla più grande collezione al mondo di antichi manufatti erotici precolombiani ed è un bel vedere. Tra questi, i pezzi più interessanti sono quelli prodotti dai Moche. I Moche - o Mochica - si svilupparono principalmente lungo la costa settentrionale dell'odierno Perù, tra il 100 a.C. e il 750 d.C. La società era rigida e gerarchizzata ed era retta da sacerdoti-guerrieri che avevano l'assoluto controllo della popolazione. Artisti raffinati, i Moche eccellevano nella ceramica e nella metallurgia. Quasi tutti i reperti scoperti finora provengono da tombe. La civiltà Moche praticamente ha rappresentato, per mezzo della ceramica, ogni aspetto della vita umana, ma soprattutto il sesso.

Peni turgidi, vulve aperte pronte ad accogliere l'organo maschile, masturbazioni di gruppo, coiti anali (non necessariamente omosessuali) e quant'altro. Le più belle ceramiche avevano funzione cerimoniale ed erano dipinte di rosso e bianco, con varie sfumature, prima della cottura nei forni. Gli artigiani moche producevano recipienti con manici a staffa, fioriere, statuine antropomorfe e zoomorfe raffiguranti divinità o riproducenti le sembianze del principe di turno e tutta una vasta gamma di terracotte erotiche in connessione, pare, con il culto dei morti. Quel che è certo, infatti, è che tali pornomanufatti, pur rappresentando solo l'1% di tutta la produzione sono presenti nella quasi totalità dei sarcofagi, anche in quelli di adolescenti e fanciulli.

Alle epoche più remote risalgono le semplici immagini simboliche di organi genitali femminili e maschili certamente connessi ai culti della fertilità (come avviene per altre culture arcaiche di altri continenti). La produzione erotica più tardiva comprende invece un repertorio non sempre collegabile alla nozione ancestrale di fecondità, poichè tra le tante raffigurazioni abbondano numerose scene di fellatio e di sodomia. Pratica, quest'ultima, ancora intensamente praticata al tempo degli Inca come si apprende dalle narrazioni, cariche di disappunto, dei primi cronisti europei.

Comunque sia non è ancora molto chiara la relazione esistente fra le raffigurazioni erotiche e la cultura Mochica; alcuni studiosi associano questo tipo di produzione al decadimento culturale, altri individuano uno scopo moralizzatore o religioso e altri ancora una forma d'arte umoristica. Dagli studi fin qui effettuati appare evidente che i Moche condannavano la lussuria come fosse un abominevole delitto. Esistono rappresentazioni inequivocabili che mostrano torture inflitte ai colpevoli; in una di queste un uomo nudo è disteso mentre alcuni uccelli predatori si accaniscono contro il di lui fallo. Anche in questo caso esiste un evidente paradosso: il pene è eretto a testimoniare l'eccitazione del soggetto, in evidente contrasto con la drastica situazione. Che i Moche fossero masochisti? Chissà.

Certo è che essi credevano fermamente nella vita ultraterrena e le ceramiche erotiche funerarie potrebbero essere funzionali a un'ipotetica esistenza oltre la morte, dove i piaceri sessuali avrebbero avuto un seguito. Sono frequenti le rappresentazioni di scheletri che fanno all'amore, si masturbano a vicenda, e scene di orge fra due uomini e una donna o fra due donne e un uomo. Il maschio appare sempre ben vestito, mentre la femmina è addobbata umilmente, ma l'uomo ha i lineamenti sciupati, al contrario la donna è florida e fresca; sono forse segnali della supremazia maschile e al contempo di dissolutezza del maschio che lo conduce ad un prematuro invecchiamento?

Parecchie ceramiche ci forniscono il segno evidente del senso dell'umorismo di queste genti: alcune bottiglie sono rappresentazioni di grossi falli e chi beve è costretto a servirsi dell'unica apertura, il glande. Altri oggetti appaiono come una sorta di dissacrazione dell'atto sessuale. L'elemento dominante, tuttavia, è di natura religiosa. Le due principali divinità Moche sono il dio giaguaro, Aia Paec, simbolo della terra, e il rospo, rappresentazione dell'acqua. Il loro accoppiamento è rappresentato di frequente; dall'unione divina nasce un essere dalle sembianze di rospo con le orecchie di giaguaro: il dio delle attività agricole.

MUSEO LARCO
Av. Bolivar 1515, Pueblo Libre. Lima 21, Perú
www.museolarco.org

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