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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 19:50.

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«Il Bosone gioca un ruolo cruciale per capire com'è fatto l'Universo: la misura precisa della sua massa permetterà di conoscerne il passato, ciò che è avvenuto un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang e il futuro». Antonio Masiero, vicepresidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che ha prestato molti specialisti al Cern, ieri ha spiegato così la scoperta.

Due gruppi di fisici hanno annunciato di aver raccolto "forti evidenze" sul Bosone, più o meno nell'intervallo di energia previsto dal modello teorico di riferimento (il cosiddetto Modello Standard). Hanno utilizzato un acceleratore di particelle di 27 chilometri dove due fasci di protoni, che viaggiano in senso contrario all'altro, si scontrano in prossimità di due strumenti, Atlas e Cms, generando sciami di particelle elementari. Dare la caccia al Bosone è stato difficile: l'anello del Cern produce 500 milioni di collisioni al secondo, ma alla fine della campagna gli "eventi" utili a dimostrare l'esistenza del Bosone sono stati nell'ordine di centinaia. Il lavoro più duro è stato discriminare le rarissime collisioni che interessavano rispetto alla massa dei dati. In questo settore c'è un indice di significatività statistica, il Sigma, per cui si può parlare di "evidenza", che più o meno equivale a "prova", se il valore è uguale o superiore a 5.

Atlas e Cms lo hanno raggiunto analizzando i dati 2011 e 2012. Il risultato c'è, ma forse la caccia al Bosone di Higgs non è ancora conclusa. I rappresentanti dei due esperimenti, Joe Incandela di Cms e l'italiana Fabiola Gianotti per Atlas, hanno misurato le parole: i due esperimenti hanno rilevato "forti indicazioni di una nuova particella attorno alla regione di massa di 126 GeV", che è quella prevista per il Bosone. Questo giro di parole significa che i fisici di Ginevra non sono sicuri del risultato? Non proprio, ma il Bosone è una pedina fondamentale, l'ultima che mancava, per confermare il modello di riferimento teorico, per cui bisogna essere certi che sia Higgs e non una particella esotica.

Il prossimo passo sarà studiarne le proprietà per stabilire se si tratta del Bosone previsto dal Modello Standard, che descrive le forze elettromagnetiche e deboli (quelle della radioattività) oppure qualcosa di diverso. Questo problema interessa i fisici teorici e una frase di Giannotti è sembrata per loro: «Stiamo entrando nell'era di Higgs. Abbiamo analizzato un terzo dei dati: invito tutti, in particolare i teorici, ad avere pazienza. Non dobbiamo fermarci». Nei primi tre mesi 2012 l'acceleratore di Ginevra ha prodotto 560mila miliardi di collisioni, ma per fine 2012 dovrà realizzarne un altro milione e mezzo di miliardi.

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