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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 12:05.

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Con un programma creato appositamente per Spoleto, il Wiener Staatsballet con i primi ballerini e solisti del corpo di ballo, ha aperto la sezione danza del 55° festival. Si tratta della loro prima apparizione sul palcoscenico dell'antico Teatro Romano, ma non per il direttore artistico della compagnia, Manuel Legris.

L'ex étoile de l'Opera de Paris ci regalò quattro anni fa, insieme a Laurent Hilaire, quel piccolo capolavoro "Le chant du compagnon errant" che Maurice Bejart creò nel 1971 per Nureyev e Bortoluzzi. Dal quando, nel 2010, si è insediato alla guida del corpo di ballo del prestigioso teatro austriaco, Legris ha operato una graduale rivoluzione nel tradizionale repertorio presentando, nella prima stagione, dieci nuovi titoli: dai classici dell'800 ai capolavori del ‘900, fino ai lavori creati per la compagnia.

Tra questi "Marie Antoniette" di Patrick de Bana. Riadattato per Spoleto dal coreografo tedesco, il balletto (d'impianto narrativo, in due atti nella versione intera) si concentra sulla vita a corte della leggendaria Regina di Francia e sintetizza i tragici eventi della sua vita descritti non cronologicamente, ma introdotti, come visioni e profezie, dalle personificazioni del Fato e dell'Ombra della protagonista. Stati d'animo e passioni, e alcune presenze immaginarie – come la madre e il marito che l'accompagneranno verso la morte – si susseguono come una serie d'istantanee. Circondata dai membri della corte e poi da pochi fedeli, Marie Antoinette sarà sempre più isolata. Gli rimarrà solo la dignità.

Con un mix di musiche barocche ed elettroniche – da Telemann a Vivaldi, da Mozart a de Saint-Georges, da Bach a Rameau, a Luis Miguel Cobo – le linee neoclassiche dei corpi sono continuamente rotte da tensioni moderne che guizzano nel tessuto coreografico del continuo ballo di corte, con i ballerini in colorati pantaloncini corti e lunghe giacche trasparenti e le donne in vivaci tutù ispirati ad abiti d'epoca. Vagamente somigliante, in certi momenti, al linguaggio di Kylian e di Preljocaj, per raffinatezza e ricerca di contrasto, il balletto, molto ancorato a terra e parco di salti, manifesta poca originalità, per non dire che ci sembra un déjà vu. Se si escludono i duetti tra il destino e l'ombra, il resto risulta alquanto ripetitivo e lineare, un andamento poco consono alla turbolenta vicenda della leggendaria regina di origine austriaca che perì sotto ghigliottina della Rivoluzione francese.

L'altro titolo, più accattivante, "Glow-Stop", portava la firma del coreografo finlandese Jorma Elo, da sette anni al Boston Ballet e con all'attivo oltre 40 creazioni. Creato nel 2006 per l'American Ballet Theatre, "Glow-Stop" allude al prematuro e inevitabile stop della carriera di un danzatore dopo anni di successi. Interessato al rapporto tra movimento e musica, Elo trae sollecitazione dal contrasto che si crea dall'alternarsi della musica di Philip Glass ("'Tirol", Concerto per pianoforte e orchestra") a quella di Mozart (4°movimento della Sinfonia in do maggiore KV 200).

Il suo vocabolario coreografico, di matrice neoclassica, è astratto, ricco, fisicamente scalpitante, ipercinetico, giocoso, ben padroneggiato dai dodici interpreti in rosso e in nero che entrano ed escono intrecciando virtuosismi di coppie e di gruppo nella complessa rete gestuale. Una dinamica dove il ritmo, ininterrotto, è spezzato da momentanei attimi di quiete o da un equilibrio prolungato ripreso subito con disinvoltura melodica nelle forme. Una bella prova di tutta la compagnia.

"Marie Antoniette" coreografia Patrick de Bana, "Glow-Stop", coreografia Jorma Elo. Primi ballerini, Solisti, Corpo di ballo del Wiener Staatsballet. Al festival dei due Mondi di Spoleto. Fino al 15 luglio.

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