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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 08:18.

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Dovremmo provarci anche noi, soprattutto se uomini e soprattutto senza ridere. Dovremmo posare davanti alla macchina fotografica, composti, l'espressione grave delle grandi occasioni, e in testa una parrucca di riccioli neri. La lezione più straordinaria e assolutamente inimitabile di Elliott Erwitt è questa: essere ironici è una cosa seria, scoprire l'assurdo sulla strada della normalità è talento raro. Erwitt questo talento ce l'ha, da sempre, come raccontano oggi la sua bella mostra, «Personal Best», aperta fino al 15 luglio ai Tre Oci, a Venezia, e curata per l'edizione italiana da Denis Curti, e la sua ultima caleidoscopica monografia, stesso titolo, carrellata di successi e immagini rare, dalle primissime prove a 16 anni – l'unica fotografia manipolata dell'intera raccolta, una sovrapposizione di negativi, «non sapevo fare di meglio, poi ho smesso», scrive l'autore – agli eterni servizi per Life, ai suoi insuperabili cani, lato bestiale dell'umanità, e come tale universalmente vario. Ma ciò che sorprende di più nella biografia di questo grandissimo fotografo di 83 anni – «sono Elliott Erwitt e lo sono da un sacco di tempo» – amico di Robert Capa e alla Magnum dal 1953, è la capacità non solo di cogliere il lato assurdo e ironico della vita, ma, combinando le immagini in un editing a ritmo serrato, di riportare l'attenzione al presente.
Se sorridiamo a una coppia di nudisti, lei che fa la maglia (ma quando se lo metterà il maglione, questa neo Eva?) e lui che sorseggia il caffè, se ci viene da ridere al pensiero di un clacson a tromba che fa sobbalzare un minuscolo yorkshire; e se ancora troviamo irresistibile nella sua sfacciataggine a ogni costo, anche della vita, il ritratto del bambino che si punta la rivoltella alla tempia, rimaniamo invece senza parole di fronte alle due pagine che uniscono in un solo destino, anche a distanza di tempo, le Torri Gemelle e i missili di Huntsville in Alabama, due foto degli anni Settanta, e poi una strada del Cairo nel 1958 e una bandiera americana tra i bagnanti di Coney Island nel 1975, e ancora papa Pio XII che nel 1956 benedice la folla da Castel Gandolfo e vicino a lui, deserto, l'ingresso di Auschwitz, nel 1964. La bravura di chi conosce l'arte dell'ironia è anche questa: sorprendere e per un lunghissimo attimo essere terribilmente serio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Elliott Erwitt. Personal Best,
fino al 15 luglio, Veneziam Tre Oci, Fondamenta delle Zitelle

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