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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2012 alle ore 11:26.

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Faccio molti auguri a Lucia Annunziata e alla squadra di giornalisti, manager e investitori che sta preparando il lancio di Huffington Post Italia, ma temo che quel modello di informazione da noi non funzionerà. A essere più precisi, il problema è che il modello Huffington Post da noi funziona già molto bene, sicché lo sbarco italiano del sito fondato da Arianna Huffington difficilmente avrà l'impatto che ha avuto negli Stati Uniti.

Mi spiego. Il grande successo dell'Huffington Post originale si deve all'introduzione nel panorama informativo americano della commistione tra alto e basso, della contaminazione tra politica e gossip, dell'abbattimento del sacro muro di divisione tra fatti e opinioni. Da noi tutto questo c'è già, mescolato, frullato, digerito. Lo fanno quasi tutti i grandi giornali, da ben prima che nascessero i blog. Tranne qualche rara eccezione, non c'è differenza tra quotidiani di qualità e tabloid, a differenza di quanto accade nel Regno Unito o negli Stati Uniti. Noi abbiamo un solo tipo di giornale. Un giornale con la pretesa di essere di qualità malgrado i titoli gridati, il pathos scandalistico e i rumors da portineria. Un giornale conquistato dalla tabloidizzazione, con poca autorevolezza, di scarsa affidabilità. Siamo il Paese di Satyricon, non del Pulitzer.

In America, il modello giornalistico pop di Huffington Post invece è l'eccezione. I grandi mezzi di informazione, lì, sono seri. Spesso anche seriosi. Non pubblicano pettegolezzi né intercettazioni. Non si fanno dettare il timone dal primo che passa. I giornali non sgominano giunte, non invocano le manette. Non sono al servizio di un partito o di una lobby con mire politiche. Controllano. Verificano. Ricontrollano e poi spiegano. Rispettano le persone di cui scrivono, anche gli avversari. Se sbagliano, si scusano. Non conducono campagne. Si limitano a informare, ad analizzare, a commentare. A volte bene, a volte male, ma senza generare ansia né maramaldeggiare su chi ha perso il potere.

I siti Internet del New York Times, del Washington Post e del Wall Street Journal, inoltre, non sono repubbliche fondate sui boxini morbosi. Non pubblicano quelle colonne infamanti di tette e culi che, invece, sulle home page di quasi tutti i nostri giornali ammiccano ai lettori. Schiacciare l'occhiolino sexy e mostrare i gattini impertinenti è materia per altri siti, divertenti e rispettabilissimi, ma non propriamente di informazione. In America ci sta provando Buzzfeed, non il New York Times. E, in ogni caso, la tendenza è opposta: BuzzFeed vuol portare l'informazione seria su un social network frivolo.

Al Festival del giornalismo di Perugia, Vittorio Zucconi ha sfidato i pochi critici della dagospiazione che ha colpito il sistema editoriale italiano a dimostrare che un articolo sui tramonti sullo Stretto di Bering riesca a fare più clic di una fotogallery su Belen. Zucconi sa che non può essere smentito, ma gli si risponde con un'altra domanda: come mai nessun sito di giornale americano offre la colonna morbosa che affligge i lettori italiani? Non lo fa il New York Times, non lo fa il Washington Post, non lo fa il Wall Street Journal. Lo fa l'Huffington Post, addirittura "con juicio" rispetto ai giornali italiani di cosiddetta qualità.

Negli Stati Uniti è stato Drudge Report a rompere, da destra, il rigore paludato dei mainstream media. L'Huffington Post è nato come la risposta progressista e liberal a Drudge. Dopo è arrivato anche il Daily Beast, una versione più sobria e di contenuti giornalistici superiori. Drudge, Huffington e Daily Beast sono siti che non hanno cambiato del tutto le regole etiche e professionali del giornalismo americano. Non hanno imposto il linguaggio pop ai giornali di qualità. Non hanno costretto i giganti dell'informazione a inseguirli sullo stesso terreno. I campionati sono chiaramente diversi. Da una parte c'è l'informazione di qualità, dall'altra l'intrattenimento politico leggero e militante.

In Italia è tutto mescolato. Per questo sarà difficile per l'Huffington Post trovare uno spazio vitale tra la Repubblica e Il Fatto. Lucia Annunziata è una giornalista esperta, di temperamento, capace di affrontare ogni tipo di avversità. Ma per farcela, questa volta dovrà inventarsi qualcosa di nuovo. Magari seguire l'esempio del Post.it, di puntare sulla qualità, di lasciare ai giornaloni i boxini morbosi. Solo ribaltando la filosofia tradizionale di Huffington Post, l'Huffington Post italiano potrà arricchire l'offerta informativa nostrana. Come scrivono saggiamente i ragazzi di Rivista Studio: «Il lettore medio non esiste». Auguri.

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