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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2012 alle ore 17:01.

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Un sacerdote mostra la grandezza delle dita della statua del Cristo Redentor di Rio de Janeiro in una foto del 1930Un sacerdote mostra la grandezza delle dita della statua del Cristo Redentor di Rio de Janeiro in una foto del 1930

Il primo volume è quello scritto quest'anno dalla studiosa americana Sandra S. Philips e si intitola The Papal Collection of photographs in the Vatican Library. Dal libro si apprendono moltissime cose. Innanzitutto i termini cronologici della vicenda: la "stagione d'oro" della fotografia in Vaticano è partita con Pio IX e si è sostanzialmente conclusa con Pio XII, il cui pontificato ha segnato l'affermazione delle immagini "in movimento" di cinema e televisione, rispetto a quelle statiche della fotografia. I pontificati successivi – da Giovanni XXIII a Benedetto XVI – hanno naturalmente prodotto ancora molto materiale fotografico, ma questo è in gran parte conservato da altre istituzioni vaticane, come ad esempio l'archivio dell'«Osservatore Romano».

La fototeca papale è sostanzialmente una raccolta di immagini storiche di notevole bellezza e qualità. Oltre ai ritratti di papi, alle cerimonie, agli incontri diplomatici e pastorali, oltre alle scene della vita della corte e dello Stato Pontificio e alle immagini (con relativi negativi) di tutte le opere d'arte conservate in Vaticano, la raccolta offre qualcosa di ulteriormente curioso e insolito. Sono i cosiddetti "Indirizzi Papali", sostanzialmente degli album di fotografie (spesso sontuosamente rilegati in cuoio, ma anche in argento) che i fedeli cattolici spedivano al papa da ogni parte della terra. Sfogliando questi album, il pontefice poteva farsi un'idea di come fossero le città dell'America Latina, i ghiacciai delle Ande, le rovine delle missioni portoghesi in Asia, le ferrovie, i dirigibili, le automobili eccetera. Inoltre, tramite quest'invii di immagini, era possibile osservare da vicino le caratteristiche somatiche delle varie etnie che avevano accolto il Verbo di Cristo predicato dai missionari. In sostanza, le foto – spesso di una bellezza e di una intensità mozzafiato – portavano ai pontefici, che allora non viaggiavano, il mondo comodamente in casa.
Un altro importante nucleo di fotografie è dedicato alle opere d'arte: chiese, palazzi, castelli, rovine, quadri e sculture. A questo rilevante aspetto della fototeca è dedicato un volume apposito, redatto nel 2010 da Anna Maria Voltan e intitolato Cento Immagini del XIX secolo dalla Raccolta fotografica della Biblioteca Apostolica Vaticana. Anche in questo caso le bellezze artistiche dell'Orbe intero vengono messe sotto gli occhi dei successori di Pietro. Roma e le sue chiese, il Cairo e i suoi minareti, Atene e la sua Acropoli risultano perfettamente immortalati, e spesso con così alta perizia tecnica da suscitare l'autorgoglio degli stessi fotografi. Infatti, se si osserva attentamente, si nota che alcune fotografie sono firmate dall'autore a mano, in basso a destra, come fossero quadri.

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