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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 10:33.

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Hanno appena ricevuto il Premio ApuliArte (e precedentemente il premio Oriente-Occidente) quale migliore Produzione italiana 2012 per lo spettacolo "Punti di fuga", nell'incantevole scenario di Piazza d'Armi del Castello Svevo di Barletta, sede del settimo Festival ideato e diretto dal coreografo, da anni berlinese, Mauro De Candia e da Arte&Balletto. Due sere prima il duo Stefano Mazzotta ed Emanuele Sciannamea, ovvero la compagnia torinese C.ie Zerogrammi, avevano mostrato al pubblico uno dei loro lavori più apprezzati: "INRI", coreografia che ben si incastona in una terra, quale la Puglia, bacino di una cultura meridionale di devozioni ataviche e incombenti.

Il duo veste di nero, con gonne lunghe e velo in testa. Ma esibiscono petti villosi e gambe nerborute. Sono comari secche, colte in una nevrotica sterilità femminile, votate ad una ritualità luttuosa e bigotta che i due "danzattori" traducono con leggerezza e ironia. Esprimono un furore religioso da Sud arcaico entrando con rami di mandorli in fiore e infine con lupini buttati addosso, oscillando come pendoli, entrando e uscendo dal cono di luce che li sorprende. Ci sono, in scena, cornici senza foto, un secchio di latta, due sedie, una bottiglia di vino, e lumini accesi, sapientemente disposti in fila. Hanno borsette tintinnanti di monete per oboli votivi da riversare a Santi per grazie non ricevute.

C'è, nel loro mettere in danza le parole e il silenzio, una lingua del corpo in ostensione, una coreografia di passi, ora dolorosi, ora angelicati, giocata nella parodia di un bigottismo religioso e quotidiano che appartiene alla nostra cultura. C'è un universo sacro e profano, crudele e tenero, ironico e tragico nella liturgia di gesti, di genuflessioni sghembe, di posture scomode, di sgrammaticate maschere espressive che trasudano una goffaggine innocente. Nei dettagli di mani in preghiera alimentate da vorticosi e ipnotici roteamenti di bauschiana memoria; negli estatici fermo-immagine di bocche e occhi che ricordano la teatralità di Emma Dante.

Nelle liturgie di gambe e braccia assurte a Crocifissione, e ad una barocca Deposizione, che rimandano a icone popolari. Ci sono suoni e voci di paese, di processioni di Madonne, di litanie e rosari profumati, di un Agnus Dei struggente sulle cui note la danza stordisce e ammalia. C'è il rumore della quiete mistica, e la sospensione del miracolo pregato; c'è l'isteria dei muscoli contratti e delle schiene scoperte, e infine dei due corpi esposti a denudamenti, che rivelano la vuotezza di una pratica religiosa sterile. C'è in tutto questo, infine, un senso d'attesa perenne, incolmabile, in quella terra desolata, eppure abitata di visioni, dell'anima bisognosa di spiritualità. Che questi due intelligenti interpreti, di vasta cultura e formazione, sanno tradurre in un teatro-danza di pregnante bellezza.

"Inri", una creazione di e con Stefano Mazzotta, Emanuele Sciannamea, luci Stefano Mazzotta, Chiara Guglielmi collaborazione alla drammaturgia Fabio Chiriatti, produzione C.ie Zerogrammi | coproduzione Festival Oriente Occidente, La Piattaforma, progetto partecipante a Anticorpi XL - Network Giovane Danza d'Autore grazie al contributo di Festival Interplay. A Barletta, ApuliArte Festival.
www.zerogrammi.org
www.arteeballetto.it

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